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Parigi 2024, giorno 13: l'impresa del mezzofondo italiano, la batteria di Tortu, gli ori di ginnastica e skeet, De Giorgi ancora vivo e il bilancio della scherma
L’atletica azzurra aveva ancora qualche carta da giocarsi per evitare i mourinhani ‘zeru titoli’, quell’assenza totale di medaglie che nel dopoguerra c’è stata soltanto a Melbourne 1956 e a Rio 2016: la staffetta della marcia, la 4x100, Tamberi che sembra ristabilito. In pochi pensavano a Nadia Battocletti, per la freschissima campionessa d’Europa dei 5000 e 10000 metri la prospettiva era di un bel piazzamento alle spalle delle due nazioni leader dell’Africa. Invece la trentina si è ribellata a questa logica della bella sconfitta e ha tirato fuori un 5000 straordinario, chiuso al quarto posto con anche il nuovo record italiano, alle spalle di Chebet, Kipyegon e Hassan. Piazzamento dal peso specifico pazzesco, in un mezzofondo prolungato dominato dall’Africa. Una gara molto tattica, piena di spinte e colpi bassi fra keniane ed etiopi, con la campionessa d’Europa che è rimasta nel gruppo di testa fino ai 500 metri, lontana però dai guai, quando questo gruppo si è allungato sugli strappi: la Battocletti ha chiuso in crescendo, quarta in rimonta ed oltre le più rosee previsioni. La sorpresa nella sorpresa è arrivata dopo l’arrivo, con la Kipyegon squalificata per una spinta alla Tsegay, che però aveva iniziato la rissa tagliandole la strada e comunque con tutto nel quadro di scorrettezze diffuse. Scriviamo a caldo, senza sapere come andrà a finire il circo dei ricorsi: dal replay la Kipyegon non sembra molto più scorretta delle avversarie, se squalificano lei dovrebbero farlo anche con altre. Insomma, una notte agitata fra bronzo e quarto posto, fra ricorsi e controricorsi, fra la storia e le pacche sulle spalle, fra leggendaria medaglia (sarebbe la quarta olimpica del mezzofondo femminile dopo quelle di Pigni, Dorio e Brunet) e orgogliosa amarezza. L’Europa è di Nadia Battocletti, il mondo quasi. La sua rimane un'impresa, perché il mezzofondo non è praticato da dieci persone, ma da tutto il pianeta. Senza offesa, una medaglia o un grande piazzamento nel mezzofondo valgono più dell'immenso 6,25 con cui l'immenso Duplantis ha conquistato l'oro dell'asta ritoccando il suo stesso record mondiale.
Fra le luci dell’atletica di giornata, sia pure a distanza siderale dalla Battocletti, Roberta Bruni ed Elisa Molinarolo, bravissime a qualificarsi per la finale dell’asta, saltando il 4.55 richiesto. Bene Tortu e Desalu, più Desalu di Tortu, nelle batterie dei 200: appuntamento in semifinale, per entrambi con poche speranze di finale. Buona ottava la Osakue nella finale del disco. Un Sibilio non proprio brillante si è invece guadagnato la semifinale dei 400 ostacoli, così come Ayomide Folorunso che però ha dovuto passare dai ripescaggi (qui eliminate Sartori e Muraro). Hanno rinunciato ai ripescaggi Anna Bongiorni e Dalia Kaddari, senza speranze nei 200, e anche Davide Re nei 400 ma lui per motivi fisici e non per preservare le energie per la staffetta. Ai ripescaggi, innovazione speriamo senza un seguito, Alice Mangione nei 400. Un disastro Bouih e Zoghlami nelle batterie dei 3000 siepi.
Il momento d’oro della ginnastica azzurra continua, dopo l’argento a squadre proprio con l’oro: quello di Alice D’Amato alla trave, con Manila Esposito terza e medaglia di bronzo in una gara dove Simone Biles è arrivata quinta. Medaglie pesanti ed in parte inaspettate, in uno sport in cui i valori (e i giudizi) cambiano molto lentamente. Il secondo oro italiano di giornata è arrivato da Diana Bacosi e Gabriele Rossetti, nella prova a skeet mista: per entrambi il secondo oro olimpico, visto che a Rio 2016 avevano vinto le rispettive prove individuali (la Bacosi è stata anche argento a Tokyo), senza contare i tanti Mondiali ed Europei.
Diciamo la verità: gli articoli e i servizi sulla maledizione dei quarti di finale olimpici per la pallavolo azzurra erano già pronti, e sotto di due set e 22-24 con il Giappone erano già pronte le ‘cover’, modificando qualche parola, per la nazionale di De Giorgi che per metà partita è stata dominata da un Giappone straordinario nella difesa a terra e nell’innescare un campione come Ishikawa, alla fine 32 punti per lui. Gli azzurri hanno avuto parecchi problemi a muro ed in generale per tre set non sono riusciti a far entrare in partita i centrali, Galassi e Russo. Il ‘Di qua o di là' di questa partita e forse dell’intera Olimpiade azzurra sui matchpoint (il secondo dei quattro totali) per il Giappone nel finale di terzo set: l’ace di Giannelli ce lo ricorderemo a lungo. Nel quarto set l’Italia ha ripreso a funzionare, ma il Giappone le è rimasto incollato fino anche qui ai vantaggi. Tie-break, con ogni punto ovviamente punto della vita: lo risolvono le schiacciate di Michieletto ed i muri di Russo. Italia in semifinale, dalla solita delusione olimpica ad un possibile trionfo nel giro di un’ora: rimonta epica, in una partita dove tecnicamente la squadra di De Giorgi è stata diversa da quella del girone, soprattutto dalla sua versione anti-Polonia. E adesso? Per i campioni del mondo e vicecampioni d’Europa in carica vale tutto, ma chi ha visto la morte, anche solo morte sportiva, in faccia e non muore è di sicuro più forte. In semifinale la Francia.
Ora che le gare di scherma sono terminate si può fare un bilancio olimpico su uno sport che all’Italia ha sempre dato tanto e di cui si è parlato per errori arbitrali reali e complotti presunti, sempre tirando il sasso e nascondendo la mano perché se l’Italia ai Mondiali di Milano dell’anno scorso è stata la nazione più forte significa che tanto male non siamo, dal punto di vista sportivo e politico. A Parigi l’Italia è stata la sesta nazione nel medagliere con un oro (spada a squadre donne), tre argenti (Macchi nel fioretto, le squadra maschili e femminili di fioretto) e un bronzo (Samele nella sciabola). Banale ma giusto osservare che con arbitri diversi quello di Macchi sarebbe stato oro, portando l’Italia in testa al medagliere. Il bilancio di Tokyo? Nessun oro, tre argenti e due bronzi. Quello di Rio? Un oro e tre argenti. Stiamo però parlando di competizioni con la Russia, in entrambi i casi dominatrice. Non è stato un disastro, le sei squadre su sei qualificate dicono di un movimento in salute, ma in relazione alle aspettative è andata male. Anche perché la Russia prima o poi tornerà ed in ogni caso in tanti hanno capito che una medaglia nella scherma è più facile da costruire di una nella pallavolo.
stefano@indiscreto.net
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