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Olimpiadi Parigi 2024 - Pallavolo, la finale femminile Italia vs Stati Uniti

Italy team celebrates as they win gold medal during Women's Volleyball Final match between Italy and United States at the 2024 Summer Olympics, Sunday, August 11, 2024 in Paris, France. (Photo by Spada/LaPresse)© LAPRESSE

L'Italia più bella

Parigi 2024, giorno 19: le ragazze d'oro di Velasco, tre settimane a Los Angeles, Ceccon e Tita-Banti da favoriti, il bilancio finale azzurro e il dopo Malagò

11 agosto

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L’11 luglio 1982 delle donne italiane, ben oltre la pallavolo, si è materializzato nell’ultima giornata delle Olimpiadi di Parigi 2024. La travolgente vittoria in finale sugli Stati Uniti campioni in carica, dopo quelle nei quarti sulla Serbia campione del mondo e in semifinale sulla Turchia campione d’Europa, ha avuto prima, durante e dopo un senso di appuntamento con il destino difficile da spiegare ma che subito si è percepito. Appuntamento a cui si è presentato a 72 anni anche Julio Velasco, perché spesso lo sport premia i migliori, salito in corsa su un treno che per la verità già andava veloce e che per l’oro olimpico mai vinto dalla pallavolo italiana, nemmeno dalla generazione di fenomeni allenata da Velasco, aveva bisogno di essere guidato da una persona di carisma che sapesse destreggiarsi fra i personalismi che i social network e la comunicazione del 2024 rendono spesso incompatibili con uno sport di squadra. È stato il trionfo di Paola Egonu, confinata nel ruolo ‘soltanto’ di fuoriclasse, MVP del torneo, Alessia Orro, Anna Danesi, Caterina Bosetti, Myriam Silla, Sarah Fahr, Carlotta Cambi, Ekaterina Antropova, Monica De Gennaro: tutti nomi che per sempre saranno ricordati, insieme ad un oro dal peso specifico enorme, come è logico che sia per uno sport di squadra diffuso in tutto il mondo. Lui ha spiegato mille volte che non è così, ma questo oro rende giustizia all’oro olimpico sempre sfuggito al maschile alla generazione dei fenomeni, in due occasioni (1992 e 1996) con Velasco in panchina ed in altre a nazionali comunque molto forti, e al femminile mai nemmeno sfiorato visto che prima del 2024 mai erano stati superati i quarti di finale. Le lacrime di Lorenzo Bernardi, assistente insieme a Barbolini, un Bernardi in campo a Barcellona e ad Atlanta, dicono tutto. E adesso? Velasco avrebbe intenzione di lasciare al top, per un finale di partita da guru indiscutibile o romanticamente da allenatore di base, con nell’angolo più remoto del cervello il sogno di provarci un’ultima volta con gli uomini.

Ma adesso bisogna parlare di queste Olimpiadi che sono finite lasciando come al solito un vuoto immenso, l'orrore (anche per chi ama il calcio) di un mondo mediatico dominato dal calcio, la tristezza per una boa della vita superata e una domanda che ha già la risposta: perché tutti questi sport vengono ipercompressi in meno di tre settimane? Anche per chi vive 24 ore al giorno per i Giochi è impossibile seguire tutto. Risposta: perché nessun paese democratico può permettersi il lusso di essere militarizzato per più di un mese, anche se è possibile che in futuro la direzione sia questa, per rispetto nei confronti degli sport che hanno una vita al di fuori delle Olimpiadi e per allungare il circo del turismo. Come nella cerimonia di chiusura ci ha ricordato Tom Cruise, appuntamento a Los Angeles dal 14 al 30 luglio 2028. senza dimenticare Brisbane, dal 23 luglio all’8 agosto 2032, e i Giochi invernali, a partire da Milano-Cortina dal 6 al 22 febbraio 2026. Tutto però adesso sembra lontano, lontanissimo.

E veniamo finalmente al medagliere, che molti disprezzano ritenendolo un’invenzione giornalistica (ma c’è anche sul sito ufficiale delle Olimpiadi, in grande evidenza), una cosa contraria allo spirito olimpico (falso: chiedetelo a chi è arrivato quarto) e benzina per il nazionalismo più becero (vero, ma senza il nazionalismo il 90% degli sport interesserebbe a nessuno e non godrebbe di finanziamenti pubblici). L’Italia chiude con le stesse medaglie di Tokyo, 40, ma con 2 ori in più, 12, con 13 argenti e 15 bronzi. Medaglie enormi, come l’oro della pallavolo, ed importanti come gli ori di Ceccon e Martinenghi nei 100 dorso e rana, l’argento della Battocletti nei 10000 e di Ganna nella cronometro, oltre al bronzo di Musetti nel singolare maschile (con tutto il rispetto per le emozioni date da Errani e Paolini nello svalutato doppio) e alle medaglie nella ginnastica ritmica e artistica. Le altre meritano applausi, per i sacrifici e le storie personali di tutti gli atleti, senza contare il fatto che ci sono quarti posti che contano più di tante di queste medaglie messe insieme, ma bisogna separare il tifo dal valore assoluto di un’impresa. Interessante è vedere chi ha vinto da favorito, non proprio una specialità italiana. Ed infatti ne sono stati capaci in pochi: di fatto soltanto Ceccon e Tita-Banti nel Nacra 17. Certo l’Italia di Velasco era fra le squadre che potevano vincere l’oro, ma non la prima favorita. Rispetto alle previsioni, non diciamo quelle delle 50 medaglie ma anche quelle prudenti, sono stati molti di più i flop (e quindi le sorprese positive, visto il buon bilancio) rispetto alle conferme. Certo i maggiori flop sono quelli di chi non si è qualificato, dal calcio alla pallacanestro, ma fra chi c’era sono stati sotto le previsioni la scherma (in un contesto senza Russia, la cui assenza qui è stata più pesante che altrove), l’atletica e in parte anche il nuoto, mentre la boxe è stata un disastro e non a caso se ne è parlato soltanto per il ritiro della Carini contro la Khelif. Bene la ginnastica, sia artistica sia ritmica, il tiro e la vela.

L’Italia, venticinquesimo paese al mondo per numero di abitanti, è alla fine nona al mondo in un una classifica capeggiata dagli Stati Uniti e che in tre casi vede davanti paesi con una popolazione inferiore: l’Australia quarta, l’Olanda sesta e la Corea del Sud ottava). Le 43 medaglie dell’Italia vanno in ogni caso confrontate con le 64 della Francia, le 65 della Gran Bretagna, le 33 della Germania, le 18 della Spagna. Un bel risultato è che siano circa un terzo delle 126 degli USA e quasi la metà delle 91 della Cina. Una spedizione che quindi nel complesso è andata bene, anche se ha avuto poche punte nelle gare vere. Poi ognuno ha il suo doping, il nostro (73% di atleti militari) è lo stipendio statale.

Ovviamente finite queste settimane di gioia pura e di delirio le medaglie serviranno soltanto per regolamenti di conti politici all’interno delle federazioni, con regole in certi casi fatte apposta per favorire le candidature uniche, fra il plauso dei cultori di una fantomatica 'esperienza'. Sopra è già tutto deciso, visto che il grande freddo fra Abodi e Malagò rende altamente improbabile una legge ad personam che consenta a Malagò di rimanere presidente del CONI per un altro mandato. A dirla tutta, a Parigi pur nel solito doveroso presenzialismo da medaglia, Malagò è sembrato abbastanza cupo e preoccupato. Potrebbe tornare alle Olimpiadi da presidente della Federcalcio, ma dalle sue parole a margine del successo del volley è chiaro che spera ancora in qualche escamotage legislativo che equipari il CONI (che è un ente pubblico) alle federazioni (che non lo sono) rendendo nella sostanza possibile qualsiasi regola ed in concreto la gestione da protagonista di Milano-Cortina 2026. Ma i Giochi sono degli atleti, non solo di quelli medagliati, e di chi li ricorderà per sempre.

stefano@indiscreto.net

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