È un peccato che un grande evento come la Coppa del Mondo di marcia, fra l'altro costato all'Italia organizzatrice non pochi soldi (almeno un milione e mezzo di euro), sia ridotto al racconto, o narrazione se vogliono usare un termine alla moda, del ritorno agonistico di Alex Schwazer. Ma siamo sinceri: senza la sua storia le gare di Roma sarebbero state relegate nelle brevi, nella migliore delle ipotesi, con tutto il rispetto per gli altri azzurri e per i tanti campioni che in Italia faranno le prove generali per i Giochi di Rio. Interessanti le gare juniores, dove sarà da tenere d'occhio la nostra Noemi Stella, bronzo due anni fa alle Olimpiadi giovanili di Nanchino e che fra quattro anni potrebbe lottare per medaglie assolute, di livello quasi olimpico quelle seniores. Sabato pomeriggio le due 20 chilometri, con possibile dominio cinese: nessuna speranza di medaglia, ma di bella figura sì, per il romano Giorgio Rubino, mentre ambizioni molto più alte ci sono per Eleonora Giorgi. E domenica mattina finalmente la 50, con Schwazer, il campione olimpico in carica Jared Tallent (che su Tuttosport non ha lesinato critiche all'operazione ritorno dell'italiano) e il cinese Han, ma anche un Marco De Luca che può fare bene. Russi assenti, per la messa al bando da parte della IAAF, ma soprattutto percorso bellissimo: partenza dall'Arco di Costantino e arrivo alle Terme di Caracalla, con copertura televisiva funzionale al discorso Roma 2024. I numeri sono imponenti (432 atleti iscritti) per un movimento tutto sommato marginale come quello della marcia, ma la sfida organizzativa sembra sia stata vinta a dispetto del poco tempo avuto a disposizione, visto che la manifestazione era stata assegnata alla russa Cheboksary e che dopo le note vicende in gennaio si è effettuata una nuova scelta. È chiaro che poi tutto sarà mediaticamente ridotto a Schwazer sì-Schwazer no: a noi che scriviamo e leggiamo può anche andare bene, ai suoi colleghi marciatori non dopati (né ora né prima) un po' meno.