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Giochi da Schwazer

Redazione

9 maggio 2016

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L'Italia dell'atletica avrà a Rio due punte che più diverse fra di loro non potrebbero essere, Gianmarco Tamberi e Alex Schwazer, che non a caso citiamo nella stessa frase. Il secondo si è guadagnato i suoi Giochi nella 50 chilometri di marcia con una grande prestazione nella Coppa del Mondo di Roma, non tanto per la vittoria (i migliori mancavano quasi tutti) ma per il tempo, 3 ore e 39 minuti, di assoluta eccellenza anche in considerazione del percorso. Inutile tornare sugli aspetti legali della sua vicenda doping: la squalifica è stata scontata, adesso formalmente è un atleta come tutti gli altri. Tutto sommato superflui sono anche i discorsi etici: c'è chi ritiene un ex dopato screditato a vita e chi invece ritiene giusta la seconda chance, due partiti che non troveranno mai punti di incontro. Di sicuro non accettabile l'etica in base al passaporto: se Gatlin pur gareggiando è marchiato a vita non si capisce perché dovremmo metterci a fare i caroselli per Schwazer. Non inutile è invece tornare sul significato sportivo di questo ritorno: Schwazer ha infatti conquistato il biglietto per Rio insieme a Marco De Luca (a Roma quarto) e Teodorico Caporaso (quinto), mentre più dietro sono finiti Matteo Giupponi, che nella prima parte di gara ha fatto sognare, e Federico Tontodonati, che forse potranno farcela nella 20 ma non è detto. Il caso Tontodonati è più significativo di qualsiasi commento: l'atleta piemontese, ex compagno di allenamenti di Schwazer, rimase fuori dai Giochi di Londra sia nella 20 che nella 50, quarto azzurro in entrambi i casi, per l'iscrizione di Schwazer in tutte e due gare. Poi per le note vicende Schwazer non poté essere presente a Londra, ma Tontodonati perse lo stesso la sua chance olimpica. E anche a questo giro potrebbe funzionare allo stesso modo. Con il bollino di qualità di Sandro Donati, uno che fino a pochi mesi fa sospettava anche di chi correva i 100 metri in 14 secondi. Per Tontodonati il danno e le beffe: quella di vedere un ex dopato attorniato da un dream team di specialisti (allenatore, medico, nutrizionista, psicologico, esperto di anti-doping, eccetera) e quella di leggere articoli in cui si sostiene che senza il doping si va più veloce che con il doping. Anzi, di più: il 'primo' Schwazer, il campione olimpico di Pechino, non aveva mai doppiato in una grande manifestazione 20 e 50, mentre il terzo Schwazer a 31 anni potrebbe farlo visto che fra tre settimane a La Coruna non dovrebbe avere problemi a centrare il minimo. Ancora da definire invece il valore del 'secondo' Schwazer, quello in crisi di identità perché gli avversari si dopavano: all'ultimo conteggio risulta medaglia d'oro nella 20 chilometri agli Europei del 2010, dopo la squalifica di Emeljanov. Rimane comunque il discorso di fondo, che per non sembrare nazionalisti (o razzisti) in pochi fanno: da una seria lotta al doping, a livello internazionale, l'Italia dell'atletica a livello di risultati uscirebbe ingigantita. Schwazer o non Schwazer.

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