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Schwazer, Donati e i complotti degli altri

Schwazer, Donati e i complotti degli altri

Redazione

22 giugno 2016

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La positività di Alex Schwazer a una nuova, nel senso di più mirata, analisi del test antidoping di gennaio è una notizia devastante per l'atletica italiana, che sul suo ritorno dopo la squalifica di 3 anni e 9 mesi aveva investito energie, immagine e anche tanti soldi: l'operazione Coppa del Mondo a Roma, lo scorso 8 maggio, con annesso exploit sulla 50 chilometri, con il senno di poi (ma sarebbe bastato quello di prima) è stata un errore gravissimo. Il primo a saperlo è lui stesso, che infatti di fronte ai giornalisti a Bolzano non si è presentato con le lacrime del 2012 ma con lo spirito di chi, non potendo contraddire dati oggettivi, si limita a seminare sospetti e a prendersela con un imprecisato 'ambiente' che adesso gioirebbe per le sue disgrazie. Peccato che CONI e FIDAL abbiano sempre visto con favore questo suo presunto percorso di redenzione dal sapore di fiction, con il bollino di qualità di una stella mediatica dell'antidoping come Sandro Donati, dimostrandoglielo anche con i fatti. Se i risultati delle analisi sono giusti, visto che nemmeno Donati li mette in dubbio (il 5 luglio sarà il turno del campione B, che solo in pochissimi casi nella storia ha contraddetto le prime risultanze) e il dispiacere degli atleti puliti per questa 'operazione figliol prodigo' non è che abbia iniettato testosterone sintetico nel sangue del marciatore, non rimane che il complotto. Termine non usato da Schwazer, Donati e avvocati, ma sempre aleggiante nonostante i laboratori di Colonia e Montreal siano al di sopra di ogni sospetto. Se Donati sostiene che nell'ambiente ci sia gente invidiosa delle sue metodologie di allenamento, senza rendersi conto del ridicolo, o che 'persone importanti' gli abbiano consigliato di far vincere a Roma Tallent o Wang, e Schwazer si lamenta del clima di sospetto che c'è nei suoi confronti sostenendo che 'Non vogliono che vada a Rio' (ma chi sarebbero 'loro'?), il concetto è quello... Tutto può essere, ma nonostante l'evidenza tiriamoci fuori dal derby innocentisti-colpevolisti. Magari il campione B darà esito negativo e Schwazer andrà a Rio, doppiando 20 e 50 chilometri (cosa che non faceva quando era ufficialmente dopato!), il vero punto della questione è che questa operazione è stata sbagliata fin dall'inizio. Non perché Schwazer non avesse il diritto di tornare a gareggiare, dopo avere scontato la sua pena, anzi da fine aprile ha gli stessi diritti degli altri, ma semplicemente perché uno come lui (pentito ma solo dopo essere stato scoperto) non poteva in alcun caso essere proposto come uomo immagine dell'atletica italiana.

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