Il Mondiale di atletica di Londra si è concluso per l'Italia con un tremendo trentottesimo posto, a pari merito con la Svizzera, nella classifica che tiene conto dei cosiddetti finalisti, cioè dei piazzamenti dal primo all'ottavo posto nelle varie gare. Il problema non è quindi la mancanza di punte, ma il livello medio mai così basso. Questa manifestazione ha una storia relativamente recente e la sua prima edizione, fortemente voluta dall'allora presidente della IAAF Primo Nebiolo, fu a Helsinki nel 1983. Molti ricordano l'oro di Alberto Cova nei 10000 metri e anche i più giovani potrebbero aver visto su You Tube la storica telecronaca di Paolo Rosi, con i suoi sette 'Cova!' consecutivi, ma per fare un confronto è forse più interessante ricordare i piazzamenti. L'argento della 4x100 Tilli-Simionato-Pavoni-Mennea e il bronzo di Mennea nei 200 le altre medaglie, ma di valore assoluto anche il quinto posto della 4x400 maschile, i sesti di Laura Fogli (maratona) e Agnese Possamai (3000 metri), i settimi di Carlo Simionato (200, quindi con due azzurri in finale...), Alessandro Andrei (peso, l'anno dopo a Los Angeles avrebbe vinto l'oro olimpico), Gianni Poli (maratona), Gabriella Dorio (1500, anche lei come Andrei oro a Los Angeles), Maurizio Damilano (20 chilometri di marcia, campione olimpico in carica) e Sandro Bellucci (50 chilometri di marcia). È vero che c'erano meno nazioni rispetto a oggi, ma quelle dell'Europa dell'Est erano molto più organizzate e presenti nei vari settori. Comunque quell'Italia risultò essere l'ottavo paese del mondo dietro a Unione Sovietica, Stati Uniti, le due Germanie, Gran Bretagna, Cecoslovacchia e Finlandia. Tutto questo in un paese che aveva sempre il calcio come sport dominante e dove non c'erano di sicuro le strutture a disposizione oggi.
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