Spesso si confonde il momento organizzativo del pugilato italiano, con poche eccezioni confinato in situazioni tristissime, con quello del pugilato mondiale. Sabato sera la bellissima Manchester Arena sembrava davvero il centro del mondo e non soltanto per il match di cartello, in cui Anthony Joshua ha disposto a suo piacimento di Eric Molina, conservando con il KO tecnico alla terza ripresa il Mondiale IBF del massimi e lanciando il super-evento del prossimo 29 aprile a Wembley in cui se la dovrà vedere con Wladimir Klitschko, presente sabato a bordoring: una specie di scontro fra due epoche, con l'oro di Londra 2012 nei supermassimi (in finale sul nostro Roberto Cammarelle: verdetto molto casalingo ma meno di quello del primo turno contro Savon) opposto al fratello d'arte e campione del mondo, con varie interruzioni e nel dedalo delle sigle (WBO e soprattutto IBO andrebbero asteriscate), dal 2000 fin quasi ai giorni nostri. Importanza dell'evento aumentata dal fatto che ci sarà in palio anche il titolo WBA, oggi vacante, e che sul ring ci saranno comunque due campioni olimpici (l'ucraino lo è stato ad Atlanta 1996). Come più volte spiegato dal grande, sia come organizzatore sia come giornalista, Rino Tommasi, la televisione è importante ma l'elettricità e l'ìimportanza di una riunione si capiscono soltanto dal pubblico fisico, quello che deve pagare un biglietto, uscire di casa e affrontare varie scomodità soltanto per il piacere di dire 'Io c'ero'. E questo pubblico c'è in quasi tutto il mondo, con Regno Unito e Germania che in Europa fanno da locomotive al movimento. Ma tornando all'imbattuto (18 vittorie, tutte prima del limite) Joshua, bisogna dire che a 27 anni la sua carriera appare ancora un po' costruita e che il più giovane dei Klitschko, pur 41enne e e inattivo dal novembre dell'anno scorso (pessima prestazione contro Tyson Fury e perdita di tutte le sue cinture), potrà in ogni caso dare una vera dimensione a questo ragazzo. Di certo nei pesi massimi, la categoria che colpisce la fantasia di tutti a prescindere dal valore dei pugili, c'è un notevole fermento e la conferma è arrivata proprio davanti ai 21.000 di Manchester, che nel sottoclou hanno assistito ad uno dei più bei match degli ultimi dieci anni, fra Dillian Whyte e Derek Chisora. Una battaglia assurda, fra due che si detestano, vinta di misura da Whyte dopo 12 round tiratissimi e quasi tutti impossibili da assegnare. Uomo contro uomo, senza filtri o vie di fuga: la boxe avrà una vita più lunga di tanti altri sport.