Rafael Nadal non sarà a Wimbledon, a causa dell'infortunio al polso sinistro che già lo aveva portato al ritiro al Roland Garros dopo due turno superati e che gli procura dolori atroci soprattutto quando usa il top spin, cioè quasi sempre. Una grave perdita per un torneo che già avrà mezzo Federer (lo svizzero è appena rientrato a Stoccarda e contro Taylor Fritz non è sembrato ancora a posto) e un'occasione in più per i tanti, troppi per essere tutti veri, emergenti che trovando la situazione giusta potrebbero anche arrivare a giocarsi una semifinale con Djokovic o Murray. Un peccato anche per Nadal, a 30 anni risorto a dispetto di tutte orazioni funebri (per il numero 4 del mondo!), con trionfi a Monte Carlo e Barcellona, semifinali a Madrid (sconfitto da Murray, che aveva battuto a Monte Carlo) e un quarto di finale Roma perso contro Djokovic ma senza sembrargli lontanissimo pur tenendo prendente che la sua palla (soprattutto sul diritto) viaggiava al 90% rispetto a quella del Nadal di qualche anno fa. Di sicuro, pensando alle ultime apparizioni dello spagnolo a Wimbledon, il riposo se lo è preso nel torneo dello Slam che in questo momento meno gli si confà, anche se su quei prati il miglior Nadal lo ha vinto due volte e altre tre è arrivato in finale. Un'operazione è fuori discussione, per il momento antinfiammatori e riposo sperando in bene soprattutto per Rio. Già, perché Nadal ha sempre considerato i Giochi forse non il massimo per un tennista ma di sicuro il massimo per uno sportivo, senza trascurare il dettaglio che la Spagna lo ha scelto come portabandiera. Lui ha saltato Londra 2012 per infortunio ma nel 2008 a Pechino, fresco di una memorabile finale di Wimbledon vinta con Federer, conquistò l'oro: si giocava sul cemento, come sul cemento si giocherà in Brasile, ma è passata una vita.