Mai si era visto il pubblico di uno stadio di tennis tifare compatto contro Roger Federer, nemmeno quando lo svizzero aveva come avversario il campione di casa. Questo insolito fenomeno si è materializzato al secondo turno di Wimbledon 2016, quando contro il più 'condiviso' dei fenomeni ha affrontato il numero 772 del mondo Marcus Willis, uscito da tre turni di qualificazioni, tre di qualificazioni e da un primo turno del tabellone principale ovviamente squilibratissimo, in cui ha battuto il lituano Berankis, numero 54 del ranking. Federer l'ha stracciato in tre set senza mai rischiare. Però il venticinquenne Willis, che mai in carriera è andato oltre il 221esimo posto ATP, ha strappato applausi e commozione soltanto in minima parte legati al suo passaporto britannico.
Al di là delle emozioni la storia di Willis, che per sopravvivere fa il maestro ed è costretto a vivere con i genitori, è molto istruttiva per quanto riguarda il tennis oltre la centesima posizione del ranking. Dove ogni trasferta è una tragedia finanziaria e anche a dormire in quattro in una stanza di un albergaccio non ci si sta dentro con le spese. Sacrifici sopportabili per un tennista emergente, che ha sempre la speranza di svoltare, ma insopportabili per un ex giovane non sostenuto da sponsor. federazioni, mecenati o una famiglia facoltosa. Willis, 23esimo tennista britannico in ordine di classifica, ha guadagnato in questo Wimbledon l'equivalente di 50mila euro, quando nel resto della carriera tutta insieme ne aveva incassati circa 90mila, ma il vero punto della situazione è che anche per gente molto più forte di lui la gestione finanziaria di una carriera è insostenibile pur senza senza viaggiare con coach, fisioterapista, manager, amico, fidanzata, preparatore atletico, motivatore, eccetera, come accade in zona top ten.
Prendiamo un britannico suo coetaneo, Daniel Evans, numero 91 del mondo e quindi uno che nei tornei dello Slam ci entra senza passare dalla porta di servizio: in 10 anni di carriera fra singolari e doppio ha incassato di premi 500.000 euro lordi, quindi una media di 50.000 l'anno: essendo il suo livello superiore a quello di Willis viaggia molto più di lui, il che significa che detratte le tasse (e nemmeno prendiamo in considerazione il coach al seguito) se non ci fossero sponsor e altre situazioni raccattate qua e là farebbe quasi fatica a mangiare. Il numero 91 del mondo! Del resto Nick Bollettieri, grande insegnante di professionismo prima ancora di tennis, ha quantificato in 200.000 dollari all'anno il costo di una stagione per un giovane ambizioso: si capiscono quindi le tante pressioni familiari e politiche sulle spalle di ragazzi che magari avrebbero il talento per emergere ma proprio per queste pressioni si perdono per strada o, peggio ancora, vivacchiano fra challenger e tornei di club. Non stiamo dicendo che Marcus Willis sia un grande talento incompreso del tennis, ma soltanto che ragazzi come lui, in grado in condizioni particolari di avere qualche giorno di gloria addirittura a Wimbledon, ce ne sono davvero tanti. E che il tennis di livello medio-basso andrebbe riformato dalla stessa ATP, creando circuiti locali che permettano di emergere a chi lo merita, senza che la sua famiglia si rovini.