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Con Federer la storia è adesso

Redazione

26 gennaio 2017

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Roger Federer ha già vinto il torneo, comunque vada a finire questo suo incredibile Australian Open. In mezzo all'entusiasmo e alla commozione bisogna però dire che ci voleva un Wawrinka sotto al proprio standard, soprattutto con il suo rovescio di solito da sogno, per tenere in vita il quasi 36enne connazionale che dopo due set vinti in scioltezza è calato nei game di servizio e ha iniziato a fare una fatica terribile, arrivando a un quinto set in cui sulla carta era spacciato. Ma scommettere contro uno dei più grandi tennisti di tutti i tempi non è mai un buon affare, perché nel momento della verità Federer ha ritrovato prima combattività (salvando una palla break che valeva un match point) e poi sicurezza nei suoi game di battuta. Un break che Wawrinka in pratica si è autoinflitto ha fatto il resto. Tre considerazioni, fra le mille che si possono fare su una semifinale che tutti abbiamo percepito come epica anche se non rientra fra le migliori venti partite della carriera di Federer (e tanto meno fra quelle di Wawrinka). La prima è che si è giocata la partita di Federer, anche nelle fasi pro Wawrinka. Molte variazioni e temi tattici diversi all'interno dei singoli giochi, con Federer a fare e disfare. Il pallino del gioco è sempre stato in mano sua. Indubbi i i meriti di Federer, a Melbourne al rientro agonistico vero dopo sei mesi di stop obbligato, ma indubbia anche la sudditanza psicologica di Wawrinka nei suoi confronti: dopo la semifinale australiana l'attuale numero 4 del mondo ha vinto soltanto 3 dei 22 confronti diretti, tutti e 3 sulla terra battuta, la superficie dove Federer fatica di più fisicamente. Ma a Melbourne il fisico ha contato meno della citata sudditanza: un atteggiamento che Wawrinka non ha mai avuto, a prescindere dai risultati e anche quando non era il Wawrinka di adesso, con Djokovic, Nadal e Murray. Le seconda considerazione è sgradevole ma va fatta lo stesso: il medical time out fa spesso girare le partite ed ingenera sospetti negli appassionati meno di bocca buona, anche se gli uomini nella media si mantengono su livelli di decenza. Alla fine del secondo set, da lui davvero mal giocato mentre nel primo tutti e due i campioni sono stati vicini al loro meglio, Wawrinka ha lasciato il campo per il trattamento con il fisioterapista ed è ricomparso con una fasciatura sotto al ginocchio destro. Federer ha perso ritmo ed infatti all'inizio il suo calo è sembrato soprattutto di testa. Sui 2 set pari i problemi fisici sono toccati, quando si dice il caso, a Federer. Chiamata del fisioterapista ed altra uscita dal campo, che nel dopopartita Federer ha spiegato a Jim Courier (in veste di intervistatore) con un problema a un gluteo. Sarà. Ma la caduta libera di Federer intanto si era interrotta. Terza considerazione, al di là di tutti i record. Era da oltre 40 anni che un tennista così anziano non arrivava ad una finale di un torneo dello Slam, dal 1974 di Ken Rosewall che sia a Wimbledon sia agli US Open fu battuto da Connors. In mezzo ci sono state le epoche dei giovani, in certi casi quasi bambini, e dei meno giovani, come quella attuale, a volte per meri motivi generazionali, ma nessuno credeva Federer capace di un exploit simile. Con l'aggettivo 'storico' per una volta usato a proposito. Adesso tutto il mondo, tranne probabilmente Federer, tifa per una finale con Nadal. Nessuno di noi si rassegna alle storie che finiscono, figuriamoci alle grandi storie.

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