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Day Thirteen: The Championships - Wimbledon 2024

LONDON, ENGLAND - JULY 13: Jasmine Paolini of Italy poses with her Ladies' Singles Runner-Up Trophy following defeat against Barbora Krejcikova of Czechia during her Ladies' Singles Final match during day thirteen of The Championships Wimbledon 2024 at All England Lawn Tennis and Croquet Club on July 13, 2024 in London, England. (Photo by Clive Brunskill/Getty Images)© Getty Images

Quasi miracolo Paolini

Un altro torneo Slam incredibile per la tennista italiana, che a Wimbledon ha perso soltanto in finale, contro la Krejcikova. Un salto di qualità raramente visto nella storia, meno che mai per una ventottenne...

13 luglio

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A Jasmine Paolini non capiterà mai più di giocare la finale di Wimbledon contro la numero 32 del mondo, per quanto una finta 32 come Barbora Krejcikova che fra un infortunio e l’altro ha spesso giocato il tennis delle migliori ed è sempre stata una doppista pazzesca, capace con la Siniakova di vincere tutti e quattro i tornei dello Slam. Se a mente fredda la Paolini ed il resto del mondo considereranno questa finale di Wimbledon una grandissima impresa, ancora di più per un'italiana (mai si era andati oltre i quarti di finale), a poco più di un mese dalla finale del Roland Garros persa con la Swiatek, a caldo prevale il pensiero di non essersela giocata come la Paolini del resto del torneo, cioè costringendo le avversarie a subire le sue iniziative. Con il suo 6-2 2-6 6-4 la Krejcikova aggiunge un’altra gemma in singolare al Roland Garros 2021 e rientra fra le prime 10 del mondo, cioè la sua giusta collocazione. Quinta ceca a vincere in singolare a Wimbledon dopo Navratilova, Novotna (maestra della Krejcikova e scomparsa prematuramente), Kvitova e Vondrousova: a volte quando si parla di 'scuole' si usa il termine a proposito.

Un’impresa che per noi è facile definire miracolo ma che in senso stretto non è tale, visto che è stata compiuta da una donna che è entrata in questo torneo da numero 7 del mondo e da fresca finalista del Roland Garros. Il miracolo è ciò che è diventata la Paolini in un anno, trasformando il suo gioco sotto la guida di Renzo Furlan, che peraltro la allenava anche prima e che l’ha incrociata per la prima volta dieci anni fa: basta fare a pallate in progressione con avversarie di 20 centimetri più alte e comunque più potenti. La strada è diventata quella di smarcarsi dal monoschema WTA sfruttando i propri punti di forza: la volèe, anche in punti del campo in cui è difficile giocarla, l’anticipo al limite del colpire di controbalzo, una varietà di soluzioni che le permette di giocare più partite in una, come si è visto in semifinale contro una Vekic che in altri tempi l’avrebbe travolta. Certo erano tutte cose che la Paolini aveva dentro, non è che abbia imparato a fare le volée a inizio 2024: la grande lezione è questa, non accontentarsi di un lucroso tran tran e proporre il proprio tennis, magari perdendo perché nel tennis una vince e una perde, sempre, ma da capitana del proprio destino.

La storia di questo sport è piena di vittorie a sorpresa, anche negli Slam, ma rarissimamente ad un’età così avanzata e senza un passato di altissimo livello. Già l’età. Perché fino ai 24 anni la Paolini non aveva vinto una sola partita in un torneo dello Slam, e fino ai 28 computi non è andata oltre il secondo turno: c'è riuscita agli Australian Open di quest'anno. Non proprio il curriculum di una predestinata e nemmeno di una buona comprimaria, tanto è vero che solo nel 2023 è riuscita ad entrare nelle prime 30 del mondo. Al netto del patriottismo, bisogna dire che questo Wimbledon ha ufficializzato lo stato di crisi del tennis femminile, che ha tre giocatrici che prese al 100% sono di un’altra cilindrata (la Swiatek che in finale a Parigi ha quasi umiliato la Paolini, la Sabalenka assente per infortunio e la Rybakyna che si è suicidata proprio con la Krejcikova) ma con chiari limiti di personalità: difficile che diventino personaggi trasversali, al di fuori del ghetto degli appassionati di tennis. Poi ci sono anche discorsi strutturali e culturali, antipatici ma fondati: i match di Wimbledon della Paolini hanno avuto un terzo del pubblico di quelli di Sinner, Auditel batte politicamente corretto. In altre parole, una tennista deve faticare (e vincere) molto di più per diventare icona pop.

Rimanendo sul tennis giocato, bisogna anche dire che la Paolini è arrivata in finale battendo la Sorribes Torno, numero 55 WTA, la Minnen, 80, la Andreescu, 176 anche se rimane la Andreescu, la Keys, 13, la Navarro, 17 e la Vekic, 37. Nella sua parte di tabellone c’era la Gauff, numero 2, fatta fuori dalla Navarro, ma il tennis è questo e le occasioni bisogna saperle sfruttare. In ogni caso Francesca Schiavone vinse il Roland Garros 2010 da testa di serie numero 17 e Flavia Pennetta gli US Open 2015 addirittura da numero 26, ribadiamo che sulla carta il miracolo della Paolini è stato meno… miracoloso di ciò che sembra. Però nella sostanza Schiavone e Pennetta vinsero il loro Slam sul finire di una carriera di dieci e più stagioni ad alto livello, cosa che non si può dire della Paolini che fino al 2024 negli Slam non è esistita. Ma questo è Wimbledon, cioè il torneo che anche nei peggiori bar calcistici hanno sentito nominare: essere andata lì in finale vale un carriera, anche se la finale è stata persa.

stefano@indiscreto.net

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