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Tennis Nitto ATP Finals - SINNER Vs MEDVEDEV

Foto Marco Alpozzi/LaPresse 18 Novembre 2023 Torino - Italia -  Sport - Tennis Nitto ATP Finals -  Jannik SINNER (ITA) vs Daniil MEDVEDEV (RUS) 
Nella foto: Jannik Sinner (Italia) esulta dopo la vittoria 

November 18, 2023 Turin - Italy -  Sport - Tennis Nitto ATP Finals -  Jannik SINNER (ITA) vs Daniil MEDVEDEV (RUS) 
In the pic:Jannik Sinner (Italia) celebrate for win© LaPresse

Sinner nel futuro

Il numero 1 del mondo ha conquistato il suo secondo torneo dello Slam vincendo gli US Open in finale su Taylor Fritz. Un grande presente, ma a fare impressione sono anche i prossimi dieci anni...

9 giorni fa

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Il trionfo di Jannik Sinner agli US Open 2024, a poco più di 7 mesi da quello agli Australian Open, è qualcosa al tempo stesso di logico e di pazzesco. Logico in quanto Sinner è diventato numero 1 del mondo perché, per distacco, è il tennista più forte di tutti sul cemento che è la superficie, sia pure con differenze significative fra i vari tornei, su cui si gioca gran parte del tennis che conta: 2 Slam su 4, i 2 vinti da Sinner, e 6 ATP 1000 (Indian Wells, Miami, Canada, Cincinnati, Shangai e Parigi) su 9. Una situazione organizzativa figlia del dominio americano, in campo e fuori, degli anni Settanta-Ottanta-Novanta, che forse dovrebbe essere riequilibrata perché tutto deve stare al passo con i tempi e del resto fino al 1974 3 Slam su 4 si giocavano sull’erba. Trionfo di Sinner comunque pazzesco sia per gli italiani che seguono il tennis da mezzo secolo, nell’attesa del Messia e con l’asterisco del maschilismo (la finale Pennetta-Vinci del 2015 sarebbe in teoria il punto più alto del tennis italiano), sia perché 2 Slam in un anno in uno sport davvero universale, dove gli arbitri contano zero, così come raccomandazioni, simpatie, tifo, eccetera, significano essere un fuoriclasse che va oltre il proprio sport.

Impressionante anche il modo in cui Sinner ha vinto a New York, lasciando per strada soltanto 2 set, uno contro McDonald al primo turno ed uno contro l’ex bestia nera Medvedev nella finale anticipata giocata nei quarti, però mai realmente in discussione. Il dominio anche mentale nella finale contro Taylor Fritz, con il pubblico di Flushing Meadows meno da Coppa Davis che in altre occasione, è stato totale. E si può dire che la partita tecnicamente più difficile sia stata la semifinale con Draper, la cui potenza e il cui gioco basic sono in parte riuscite a limitare le progressioni di Sinner, che fanno andare sovraritmo chiunque tranne Alcaraz. In generale questo successo a Flushing Meadows è stato figlio di una superiorità tecnica e fisica (proprio contro Draper si è visto) enorme ed in parte inaspettata, dopo i tanti mezzi infortuni. Certo i passi falsi di Djokovic e Alcaraz, svuotati dalle Olimpiadi, hanno tolto a questo US Open la dimensione epica che ebbero gli Australian Open di Sinner, dove battè in semifinale Djokovic ed in finale Medvedev dopo essere stato sotto di due set, ma essere più bravi degli altri non è una colpa ed in questo senso il tennis poco si presta al bar.

Il successo americano non cancella, se non per l’italiota deteriore, il caso doping, o caso antidoping, se vogliamo, che ha condizionato almeno 4 mesi della stagione di Sinner. Il quale ne è uscito pulito dopo un accertamento dei fatti quantomeno acrobatico e a cui (quasi) tutti piace credere, ma che del caso Clastebol si ricorderà a lungo, anche se ormai è praticamente chiuso e potrebbe essere riaperto soltanto da un ricorso della WADA o della NADO Italia in queste ore. Un caso che ha creato una frattura fra Sinner e alcuni suoi colleghi, al di là delle questioni personali con Kyrgios, anche quelli che a parole lo hanno sostenuto fra mille distinguo. Dall’estate, con la rinuncia olimpica per ‘tonsillite’ tutta da rileggere e che rende ancora più giustificata la rabbia di Cobolli (nel caso la federazione gli avesse sconsigliato la partecipazione per motivi mediatici), è uscito un Sinner molto più duro e più attento a chi gli sta intorno, un Sinner meno ragazzo al di là dei 23 anni appena compiuti, dei sorrisi per il mondo esterno e dell’educazione ben diversa da quella di molti campioni dello sport.

Questo è però il momento di godersi una splendida realtà e soprattutto i sogni. Perché il presente dice che il tennis mondiale è saldamente nelle mani di Sinner e Alcaraz, di due anni più giovane e che ha vinto gli altri 2 Slam di stagione (4 in totale per lui), con Djokovic che probabilmente si è ritirato da Djokovic, non dal tennis in generale, il 4 agosto con quell’esultanza tremando per l’emozione dell’oro di Parigi. Fra le tante cose positive che ha Sinner c’è di sicuro la data di nascita, perché con una giusta programmazione ha davanti a sé dieci anni da Sinner e perché a differenza di molti campioni ha quasi totalmente schivato il ventennio Federer-Nadal-Djokovic, che ha reso meno luminose carriere di fenomeni come Murray e Wawrinka e di altri che ancora oggi sarebbero tecnicamente giovani: nel tennis di inizio millennio Zverev e Tsitsipas uno Slam lo avrebbero vinto fischiettando, in questo chiuderanno probabilmente a zero. L’era di Sinner e di Alcaraz è soltanto all’inizio, anche se forse chi darà loro fastidio è già in pista: fra chi ha meno di vent’anni è facile vedere la predestinazione nel brasiliano Fonseca e nel ceco Mensik, ma la vita è adesso. E quella di Sinner è straordinaria.   

stefano@indiscreto.net

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