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Il trionfo agli Australian Open, dominando Zverev in finale, apre una nuova era per il numero 1 del mondo, con il pensiero alla sentenza di metà aprile del TAS. Ingiocabile sul cemento, potrebbe diventarlo anche sulle altre superfici...
Soltanto il TAS di Losanna può fermare Jannik Sinner, che a Melbourne ha appena vinto il suo terzo Slam in carriera dominando Zverev, all’ultimo conteggio numero 2 del mondo, e risultando ancora una volta un rebus che sul cemento è irrisolvibile per qualsiasi tipo di giocatore. Il terrore dei suoi avversari con ambizioni e testa da Slam, alla fine davvero pochi (Zverev e Alcaraz, in teoria anche Medvedev, Djokovic e Rune, aspettando fra un paio d'anni Fonseca), è che Sinner faccia quell’ultimo passo anche al Roland Garros e a Wimbledon, anche se sono discorsi prematuri che tolgono luce al presente e cioè al terzo trofeo Slam in carriera (staccato quindi Pietrangeli nella classifica italiana), il secondo Australian Open consecutivo, lasciando agli avversari soltanto due set: uno a Schoolkate al secondo turno e uno a Rune negli ottavi.
Di sicuro a questo trionfo di Sinner è mancata la dimensione epica di quello dell’anno scorso, quando era testa di serie numero 4 e vinse superando nei quarti Rublev che era la numero 5, in semifinale Djokovic che era numero 1 e in finale Medvedev rimontando 2 set di svantaggio. Anche per questo sarà meno celebrato, al netto della retorica italiota che in uno sport internazionale a ogni livello come il tennis perde un po’ di significato, Davis a parte. Chi ha la memoria corta non ricorda quando gli italiani (maschi) non andavano alla seconda settimana di uno Slam nemmeno per sbaglio e fa lo schizzinoso quando Sinner passeggia contro il numero 8 del mondo, come se De Minaur lo fosse diventato per caso e non per merito.
Invece a 23 anni di età ciò che ha fatto Sinner è già mostruoso: terzo Slam di fila sul cemento (ci erano riusciti soltanto McEnroe, Lendl, Federer e Djokovic), nessuna palla break concessa in una finale Slam (ci erano riusciti soltanto Federer e Nadal), tre vittorie nelle prime tre finali Slam disputate (impresa riuscita a Borg, Connors, Edberg, Kuerten, Federer, Wawrinka e Alcaraz), record di set (22) consecutivi vinti contro top 10 della classifica ATP, più altre cose che magari in questo momento ci sfuggono ma che valgono meno della percezione che si ha di Sinner.
A fare notizia non è più la vittoria, ma il modo sicuro in cui anche un Sinner al 90%, virus o non virus, può disporre del numero 2 ATP dal punto di vista tecnico, tattico e mentale. In finale Sinner ha risposto sempre bene contro quello che per le statistiche è il migliore del mondo al servizio, lo ha martellato sul suo diritto che nella finale davvero non funzionava appena si andava sovraritmo, lo ha punito ogni volta in cui il tedesco ha provato a cambiare lo spartito attaccando o tentando variazioni poco convinte. Delle sue tre finali Slam su tre perse questa è l'unica in cui Zverev non deve avere rimpianti.
E adesso? Con l’inevitabile declino fisico di Djokovic soltanto Alcaraz ha la testa e il gioco per battere un Sinner al 100%. Anche per questo la sentenza di metà aprile, che in ogni caso metterà la parola fine alla vicenda Clostebol, sarà decisiva per la storia del tennis. Perché quasi mai uno sport ha squalificato per doping in maniera significativa il suo numero 1 nel suo momento di massimo splendore, l’unico esempio di un certo peso che viene in mente è il Ben Johnson 1988. Certo non il tennis, sempre tiepido nella lotta al doping o, come in questo caso, nel lanciare segnali in chiave antidoping. Poi il TAS non c'entra niente con l’ITF e per molti versi questa è una storia che ha scavalcato il tennis, ma è evidente a tutti che non si stia discutendo di come e quando sia stata acquistata una pomata cicatrizzante.
Da aprile partirà un dominio schiacciante di Sinner, ai livelli del Federer pre-Nadal e Djokovic, o un rimescolamento di carte che aumenterà le ambizioni di molti, anche senza essere De Minaur. Se qualsiasi congettura sulle decisioni dei tre del TAS è prematura (gli ultimi segnali da Losanna sono buoni, ma sono cose di quarta mano), si può invece già dire una cosa antipatica ma vera: sempre più spesso Sinner dovrà confrontarsi con il tifo contro di parte dei colleghi, degli appassionati e dei media. O degli invidiosi, che con il tennis impazziscono perché è uno sport che poco si presta a discussioni, uno sport in cui vince sempre chi più merita.
O anche, banalmente, Sinner dovrà confrontarsi con chi lo apprezza sotto ogni profilo (il modo in cui ha consolato Zverev alla fine è stato commovente) ma trova noioso il suo gioco, cioè il percentage tennis portato all’estremo, e il suo personaggio. Ma sarebbe ridicolo fare i Nastase, i McEnroe o i Kyrgios senza esserlo, a volte (soprattutto nell'ultimo caso) è ridicolo anche per gli originali. Sinner ha il cervello e il cuore per sopportare questo tipo di pressione, che fa parte del gioco e da cui come numero 1 è stato nella storia moderna del tennis esentato solo Federer.
stefano@indiscreto.net
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