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ATP Finals - Sinner vs Fritz

Italy's Jannik Sinner  react after the singles final tennis match of the ATP World Tour Finals against United States’ Taylor Fritz  at the Inalpi Arena in Turin, Italy - Sport - Sunday, November 17, 2024. (Photo by Marco Alpozzi/Lapresse)© LAPRESSE

Per Sinner squalifica di lusso

Il numero 1 del tennis ha patteggiato con la WADA uno stop di 3 mesi per il caso Clostebol, che gli consente di chiudere la vicenda e di non perdere nemmeno uno Slam...

15 febbraio

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A Jannik Sinner è andata davvero di lusso: per lui il caso Clostebol si chiude definitivamente con tre mesi di squalifica che non gli faranno perdere alcun torneo dello Slam e nemmeno, in teoria, gli Internazionali d’Italia a Roma visto che la data di inizio squalifica decorre dal 9 febbraio (ma perchè?). La notizia del patteggiamento con la WADA, che ha evitato di presentarsi al TAS di Losanna il 16 aprile trascinando tutto ancora per mesi perché la sentenza non sarebbe stata immediata, è arrivata a Sinner mentre si trovava a Doha, a 20 giorni dalla finale degli Australin Open vinta su Zverev, preparandosi al 500 in cui era il logico favorito.

Tre mesi di squalifica, va detto, era anche uno degli scenari più probabili, ma scontarli senza perdere uno Slam fa tutta la differenza del mondo. Senza contare che la squalifica sarebbe in teoria potuta essere più lunga, il che permette di dire che questo patteggiamento sia stata una vittoria di Sinner che ha consentito alla WADA di non perdere la faccia per una storia che si trascina da un anno, dalla doppia positività di Sinner ai controlli antidoping del 10 e del 18 marzo. Niente Indian Wells, dove tutto è iniziato, Miami, Monte Carlo e Madrid, ma sono tornei che scompaiono rispetto alla prospettiva di perdere un anno da numero 1 del tennis, con tutti gli annessi e conessi. A partire da un'immagine che sarebbe stata macchiata per sempre.

A questo punto entrano in campo i giuristi di Google, quelli secondo cui il patteggiamento non è un’ammissione di colpevolezza e quelli secondo cui invece la ufficializza. Che il presidente della Federtennis Binaghi faccia parte del primo partito ci sta, mentre ci sta meno il tifo mediatico compatto e italiota, come un sol uomo, in uno sport dove gli appassionati guardano poco il passaporto e in una vicenda comunque strana, con una ricostruzione della catena di reponsabilità che se applicata al vituperato calcio avrebbe fatto ridere. Proviamo soltanto a immaginare gli editoriali per una vicenda analoga riguardante Alcaraz…

In definitiva il patteggiamento è una riga tirata sul recente passato, che non cancella sospetti ma nemmeno criminalizza, un modo intelligente per uscire da una brutta situazione, e vale anche per la WADA: soluzione win-win, per dirla in cialtronese (aggiungiamo uno win per gli avvocati che hanno seguito il caso). Non era una soluzione scontata, se no Sinner a Doha non ci sarebbe nemmeno andato, e soprattutto non è una soluzione alla portata di tutti i tennisti per una questione di costi e status. In concreto Sinner si è assunto la responsabilità per il comportamento, anche per la semplice negligenza come pare in questo caso, del suo staff, mentre la WADA ha sottolineato doppiamente la pulizia di Sinner, affermando che non aveva intenzione di barare e che il Clostebol non ha alterato le sue prestazioni (da parte dell'agenzia antidoping una considerazione spericolata, visto che piccole tracce possono essere in teoria i resti di grandi tracce). Fra i vinti di questo patteggiamento senz'altro molti colleghi di Sinner, non Kyrgios che nemmeno è più un tennista ma chi arriva in fondo negli Slam. La prospettiva per loro è quella di trovarsi di fronte fra tre mesi un Sinner reduce da tre mesi di allenamenti e incattivito per la tanta invidia che ha percepito, un Sinner ingiocabile anche su terra e erba. Ma lui ha una corazza da numero 1. 

stefano@indiscreto.net

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