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Redazione

10 settembre 2010

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Nella sua costante, e a volte persino un po’ stucchevole, ricerca della perfezione estetica, il Barcellona che affronta la stagione post-Mondiale punta a tutti gli obbiettivi con una delle squadre più basse che si ricordino a memoria d’uomo. Emigrati Márquez, Henry, Yaya Touré, Ibrahimovic e restituito al mittente il deludentissimo Chigrinsky (cinque dei pochi sopra il metro e ottanta), il Pep-team dovrà sempre più compensare con la tecnica individuale e il palleggio quello che ha perso in fatto di centimetri. Una scelta rischiosa, ora che sulla panchina del Real c’è l’unico uomo capace di disattivare il tiquitaca e che molti, seguendo il suo esempio, troveranno il modo di decifrarne e disinnescarne i trucchi. Il mercato ha regalato il botto iniziale di David Villa (un altro “bajito”) per mano di Joan Laporta, e poi la lunga e vana rincorsa a Cesc Fábregas, rimasto a Londra nonostante i 45 milioni offerti all’Arsenal e il suo espresso desiderio di tornare s giocare nella società dov’era cresciuto. Al suo posto è poi stato preso Javier Mascherano, un altro bassotto. L’impressione è che il neo-insediato presidente Sandro Rosell non avesse idee chiarissime quanto ad acquisti e che, una volta svanito il primo e unico obbiettivo, abbia colpevolmente indugiato tra il desiderio di comprare qualche nome di grido per ingraziarsi i suoi elettori e la tentazione di lasciare tutto il mercato in mano a Pep Guardiola, che di suo, a parte Fábregas, non aveva espresso alcun desiderio. Se a questo si aggiunge la “scoperta” di un bilancio societario non proprio smagliante, si capisce perché Guardiola, con lodevole senso della responsabilità, abbia molto insistito sulla necessità di promuovere, quest’anno più che mai, gente della cantera. Accanto agli otto Campioni del Mondo (e a Messi, Dani Alves e tutti gli altri vip) vedremo dunque sfilare la solita pletora di giovani: Thiago Alcántara (il figlio di Mazinho), Jonathan Dos Santos (fratello di Giovanni) e ancora Bartrá, Fontás, Muniesa e qualche altro carneade del Barcellona Athletic. Qualcuno di loro, c’è da giurarci, a fine stagione sarà titolare. Quasi certamente quello più basso.

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