C'è una splendida ballata del compianto Jeff Buckley intitolata "Vancouver", ed è un concentrato di malinconia. Per ciò che è passato, per ciò che avrebbe potuto essere, per quello che rimane. La fine dei sogni, o qualcosa di simile. Leggere del passaggio di Davide Chiumiento ai Vancouver Whitecaps procura la stessa sensazione. Non perché la Major League statunitense (campionato a cui la franchigia canadese parteciperà a partire dal 2011) sia un torneo di basso livello, anzi; è però innegabile che volare oltreoceano a 25 anni per trovare un ingaggio significa quasi una resa.
Chiumiento, lo ricordano tutti, era un enfant prodige della Juventus primavera. Talmente bravo da rifiutare in due occasioni la convocazione nella nazionale svizzera, perché lui puntava alla maglia azzurra. Al momento del grande salto in prima squadra però qualcosa si è inceppato, ed è iniziata la discesa. Siena, Le Mans, Young Boys, Lucerna. Con questi ultimi ha rimesso in carreggiata la propria carriera, riproponendosi quale mezza punta agile, veloce, fisicamente un pizzico fragile, ma dotata di una tecnica rara da trovare nella Super League svizzera.
Dopo aver debuttato lo scorso febbraio con la maglia della Svizzera in un'amichevole contro l'Uruguay, in estate Chiumiento ha deciso di rinnovare il contratto con il Lucerna. Era tempo di cambiare, di riprovare a salire almeno di un gradino. In Svizzera avrebbe trovato un ingaggio nel giro di poche ore, ma non era ciò che voleva. Italia, Germania, Spagna: il livello doveva essere quello. Alla fine però la firma è arrivata con una franchigia della USSF D2 Pro League. Vancouver.
Attualmente il Lucerna comanda il campionato svizzero. La partenza del suo piccolo mago non ha finora fatto registrare alcun contraccolpo. Chiumiento invece indossa la maglia che in un passato remoto, quando ancora esisteva la NASL, era stata di pezzi da novanta quali Ruud Krol e Bruce Grobbelaar. Non vincerà il campionato. E poi, fin laggiù, chi si prenderà la briga di andare a vederlo?