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Il bello delle 20 e 45

Telecommando: il campionato giocato di sera impone alle trasmissioni tivù di concentrarsi sulle partite e sui loro protagonisti. Invece quando autori e giornalisti hanno il tempo di pensare...

Redazione

23 settembre 2010

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Modesta proposta: perché non giochiamo sempre tutte le partite da qui a fine stagione alle 20 e 45? I vantaggi sarebbero molteplici. A livello personale potremmo goderci il dì di festa con mogli, fidanzate, famiglie. A livello televisivo impediremmo alle emittenti di avere qualche ora di tempo per fare voli di fantasia, per trovare chiavi di lettura delle partite, per spulciare tra le dichiarazioni in sala stampa quelle su cui fare polemiche idiote, per inventarsi servizi balzani e astrusi. Avrete visto, immaginiamo, le due trasmissioni di Rai e Mediaset andate in onda ieri sera per la quarta di campionato. Beh, tutto aveva un senso. A 90° hanno proseguito con le sintesi delle finte telecronache, che però – a un’ora scarsa dalla fine dei match – avevano ancora un perché e restituivano un po’ delle tante emozioni della serata. A proposito, la vera emozione della serata, e al momento dell’intera stagione calcistica, erano le disperate lacrime di dolore di Julio Sergio, un momento – televisivamente parlando, sia chiaro – bellissimo. Mentre il momento trash è stato lo spaurito volo dell’aquila laziale che ben presto, terrorizzata dall’inno urlato da quelle migliaia di energumeni o mortificata dalle codine biancazzurre che le avevano attaccato sul portapenne, ha planato sul prato dell’Olimpico. E addirittura niente Bacconi, che festa. A Controcampo hanno addirittura rispolverato, senza chiamarlo così perché non sia mai che ingenerasse nostalgie, il treno dei servizi in apertura di programma. Le chiacchiere, i dibbbbattiti, le fregnacce, le cicciotv, le pantomime, dopo, e solo dopo. Prima, servizi completi, ma asciutti, essenziali e cronachistici, senza fronzoli né voli pindarici. Insomma, perfetti. Ci vorrebbe tanto a fare tali e quali le trasmissioni su match iniziati alle 15? Evidentemente sì, diciamo noi, visto che non lo fanno. Troppo semplice. O forse troppo cerebrali per capire che si può star bene senza complicare il pane, come dice l’unico Bersani con le idee chiare che ci ritroviamo in Italia. Per cui obblighiamoli: tutta la serie A alle 20 e 45, ora e sempre. E se tra qualche mese farà troppo freddo per andare allo stadio, beh chi se ne frega: la tv è fatta per trasmettere partite, le partite sono fatte per essere trasmesse in tv. Così sarà contento anche Maroni, e il suo premier forse ancor di più. Livio Balestri

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