Sven Goran Eriksson non ha ancora esaurito il suo bonus di immagine, anche se il nome è spendibile sempre più in basso. Dopo il fallimento, fallimento in proporzione al talento a disposizione, mondiale con la Costa d'Avorio l'allenatore svedese ha infatti preso il posto di Paulo Sousa sulla panchina del Leicester City.
Il Championship non è esattamente il palcoscenico a cui il grande tecnico è abituato, ma le ambizioni sono comunque buone. Se non altro per la proprietà, un ricchissimo consorzio thailandese il cui frontman, Vichai Raksriaksorn, è anche sponsor del club. Da poco la baracca è stata rilevata da Milan Mandaric, che temporaneamente è ancora presidente, ed i progetti nell'ordine sono: promozione in Premier League, ampliamento dello stadio (il Walkers Stadium da 32.500 dovrebbe passare a una capienza di 42.000, cambiando anche nome), rinforzo della squadra e qualche colpo di marketing per il mercato asiatico. Quasi inutile aggiungere che il Leicester City sarà osservato attentamente dalla task force anti-scommesse di Platini, ma questo non è un problema di Eriksson.
Qualche analogia con l'esperienza al Notts County c'è: squadra nobile e storicamente importante ma molto decaduta, proprietà asiatica (il Notts County era di un consorzio mediorientale, la Munto Finance), grandi progetti, colpi a sensazione (Sol Campbell su tutti) e grande ingaggio. Storia finita lo scorso febbraio, con un cambio di proprietà e una mega-liquidazione per Eriksson. Alcuni proprietari di club (non solo inglesi) sono bravi a riciclare, lui di sicuro a riciclarsi.