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Il riciclaggio di Eriksson

L'ingaggio di Sven Goran Eriksson da parte del Leicester City presenta molte analogie con la sua esperienza al Notts County, dalla proprietà asiatica ai progetti sproporzionati alla realtà del club. Chissà se sarà uguale anche il finale...

Redazione

3 ottobre 2010

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Sven Goran Eriksson non ha ancora esaurito il suo bonus di immagine, anche se il nome è spendibile sempre più in basso. Dopo il fallimento, fallimento in proporzione al talento a disposizione, mondiale con la Costa d'Avorio l'allenatore svedese ha infatti preso il posto di Paulo Sousa sulla panchina del Leicester City. Il Championship non è esattamente il palcoscenico a cui il grande tecnico è abituato, ma le ambizioni sono comunque buone. Se non altro per la proprietà, un ricchissimo consorzio thailandese il cui frontman, Vichai Raksriaksorn, è anche sponsor del club. Da poco la baracca è stata rilevata da Milan Mandaric, che temporaneamente è ancora presidente, ed i progetti nell'ordine sono: promozione in Premier League, ampliamento dello stadio (il Walkers Stadium da 32.500 dovrebbe passare a una capienza di 42.000, cambiando anche nome), rinforzo della squadra e qualche colpo di marketing per il mercato asiatico. Quasi inutile aggiungere che il Leicester City sarà osservato attentamente dalla task force anti-scommesse di Platini, ma questo non è un problema di Eriksson. Qualche analogia con l'esperienza al Notts County c'è: squadra nobile e storicamente importante ma molto decaduta, proprietà asiatica (il Notts County era di un consorzio mediorientale, la Munto Finance), grandi progetti, colpi a sensazione (Sol Campbell su tutti) e grande ingaggio. Storia finita lo scorso febbraio, con un cambio di proprietà e una mega-liquidazione per Eriksson. Alcuni proprietari di club (non solo inglesi) sono bravi a riciclare, lui di sicuro a riciclarsi.

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