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Il primo passaggio è quello che conta

Redazione

5 ottobre 2010

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Il pressing alto è ricorrente nel calcio attuale. Recuperi palla più vicino alla porta avversaria, aggiri il problema della costruzione della manovra per le squadre meno dotate, e, giocando a zona, rispondi razionalmente all’esigenza di mantenere ordinata la squadra non appena recuperi palla. Un giocatore che marca a uomo potrà invece trovarsi in una zona del campo poco congeniale quando la sua squadra comincerà una nuova azione d’attacco. Per avere transizioni più agevoli fra le due fasi, meglio affrontare il problema alla radice: non assegnare guardie del corpo al fuoriclasse avversario, ma tagliargli direttamente i rifornimenti. Disturbare l’azione dove nasce, e cioè dai piedi dai difensori. Dall’esigenza del pressing alto segue l’esigenza di evitare il pressing alto. In Spagna, dove il lancio direttamente sugli attaccanti è poco diffuso, ciò si traduce nella necessità di “pulire” i primi passaggi: oltre che precisi devono essere non orizzontali, permettere a tutta la squadra di guadagnare posizioni, e ai centrocampisti di ricevere fronte alla porta, senza farsi risucchiare troppo indietro. Senza il primo passaggio non ci sono gli altri, non c’è “tiqui-taca”. Tale esigenza può venire soddisfatta collettivamente, con movimenti senza palla che garantiscano valide opzioni di passaggio sin dalla difesa, e individualmente, con giocatori che abbiano nelle corde questo primo passaggio. Nel primo caso, un esempio classico è la difesa a tre che il Barça adopera in fase di possesso: Busquets/Mascherano arretra sulla stessa linea dei difensori, consentendo a Puyol e Piqué di allargarsi per evitare il pressing degli attaccanti avversari. Tenta una soluzione simile anche l’Almería di Juanma Lillo. Nel secondo caso, il paradigma è il citato Gerard Piqué, ribattezzato dai più entusiasti “Piquénbauer”: al di là del folklore, il centrale catalano è straordinario per come va oltre la dimensione del semplice difensore, in una prospettiva di calcio davvero “totale”. Ma nulla dice che debbano essere per forza i centrali a portare palla e assicurare questo primo passaggio. Anche dalla fascia si può. Celebre il Dani Alves regista occulto del Sevilla di Juande Ramos, funzione svolta anche da Filipe (ora all’Atlético Madrid) al Deportivo e dal madridista Marcelo, curioso esemplare di terzino che calca poco la linea di fondo ma che assicura al pallone un’uscita sempre impeccabile dalla metacampo difensiva. E tutta la squadra respira. (a cura di Valentino Tola)

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