Fra le mille testimionianze e rievocazioni per i 70 anni di Pelé ha colpito la rivelazione di Alberto Ginulfi. Cosa ci azzecca, dipietrescamente, Ginulfi con Pelé? Ci azzecca molto, perchè quaranta anni fa il portiere della Roma effettuò una parata che fece epoca: non proprio come quella di Banks nel Mondiale messicano, ma quasi. Un rigore, per la precisione, che il numero uno giallorosso parò al giocatore più forte di tutti i tempi (o giù di lì).
Parole del portiere, romano di San Lorenzo: «Ci arrivai a mano aperta, per me fu il trionfo: e in premio ebbi la sua maglia. Lo stadio a quei tempi era sempre pieno,a nche per le amichevoli, e anche quella volta in cui parai il rigore a Pelè c'era il tutto esaurito. Ricordo addirittura che la partita cominciò con mezz'ora di ritardo per far entrare tutta la gente in fila ai cancelli. Il Santos era una squadra d'elite e la Roma non era proprio una Rometta». Ginulfi fu l'eroe della serata, non solo per quel rigore: «Ci arrivai con la mano aperta, per me fu il trionfo. Mi ricordo che alla fine della partita Pelè mi fece i complimenti e nello spogliatoio mi regalò la sua maglia del Santos. Non era come quelle di adesso, era bellissima con quello stemma e quel cotone. La conservo ancora gelosamente».
Fra i ricordi di Ginulfi anche quella volta in cui Pelè chiese sue notizie in occasione di una partita tra Roma e Santos giocata al Flaminio: «A quanto mi disse un procuratore di allora, Pelé mi voleva portare in Brasile per difendere la porta del Santos». Non andò proprio così. Ginulfi, classe 1941, rimase alla Roma fino al 1975 e dopo aver perso la maglia di titolare a beneficio di Paolo Conti chiuse la carriera con Verona, Fiorentina e Cremonese. Che sia ricordato per quel rigore è ingiusto, perché fra i portieri italiani fu uno dei primi staccarsi con continuità dalla linea di porta per seguire lo sviluppo del gioco.