Eppure sembrava diverso. Erano sicuramente i petrodollari di Abdullah bin Nasser Al Thani a galvanizzare Málaga, ma dai primi giorni la buona notizia sembrava la gradualità del progetto. Maggiori capacità di investimento e l’ambizione dichiarata di diventare in futuro la squadra di riferimento di tutto il Sud della Spagna, certo, ma prima di tutto potenziamento delle infrastrutture del club e acquisizione di giocatori funzionali più che altisonanti, senza tradire la base del club, costituita dai prodotti del floridissimo vivaio (Jesús Gámez e Apoño sono da tempo due colonne, in attesa degli emergenti Edu Ramos, 18 anni, e Juanmi, 17).
E la maggior garanzia sembrava la mano libera lasciata a un tecnico esperto, pragmatico e vincente come l’ex Porto Jesualdo Ferreira. Invece no: complici i recenti risultati negativi (deprimente l’1-2 casalingo con la Real Sociedad di domenica), lo sceicco ha assecondato gli umori di una piazza entusiasta ma anche un po’ lunatica, esonerando il portoghese prima che si potesse consolidare la sua idea di squadra.
Terzultimo posto, 14 gol fatti, 21 subiti (peggior difesa), 2 vittorie fuori casa ma ben 5 sconfitte casalinghe su 5 (tre delle quali però contro pesi massimi come Real Madrid, Villarreal e Valencia), ma non mancavano prospettive al Málaga di Jesualdo. Da risaltare la rapidità delle transizioni offensive, grazie alla velocità di giocatori come Quincy, Eliseu e Rondón, con pochi rivali nella Liga in termini puramente atletici. Alla velocità però questo Málaga non è ancora riuscito ad abbinare il controllo, tendendo a spezzarsi in due e ad esporre sin troppo la retroguardia, bucata a ripetizione nonostante le notizie incoraggianti dal nuovo acquisto Kris Stadtsgaard.
Ha influito negativamente sul consolidamento dell’idea di Jesualdo anche l’infortunio del promettente centravanti 21enne Salomón Rondón, il più incisivo degli acquisti estivi con la sua capacità di fare reparto e far guadagnare metri preziosi a tutta la squadra, figura fondamentale nel 4-1-4-1 inizialmente impostato da Ferreira. L’armadio venezuelano mancherà ancora per un mese, e la sua unicità nell’organico ha costretto a stravolgere l’attacco e il modulo, ricominciando da capo la ricerca dei giusti equilibri.
Málaga che da ora passa a Manuel Pellegrini. L’Ingegnere cerca riscatto dopo la bruciante esperienza madridista. Mossa tutta da valutare, perché il cileno prende in corsa una rosa costruita da un altro tecnico, con idee diverse.
(a cura di Valentino Tola)