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Da San Paolo a De Coubertin

La frase più famosa della storia dello sport fu 'rubata' a un pastore anglicano, che a sua volta aveva citato una lettera ai Corinzi. Il creatore dei Giochi moderni non sottilizzò troppo sul significato...

Redazione

14 dicembre 2010

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Qual è la frase più conosciuta e citata della storia dello sport? Vince per distacco, con la seconda classificata nemmeno all'orizzonte, 'L'importante non è vincere, ma partecipare'. Attribuita a Pierre de Coubertin, il creatore del movimento olimpico moderno, nel corso dei decenni è stata attribuita ad una molteplicità di personaggi. Ma un po' come per la scoperta dell'America, non è importante chi sia arrivato cronologicamente per primo (Fenici o Vichinghi che fossero) ma chi ha saputo rendere questa scoperta un punto di svolta per il mondo. Tornando alla mitica frase, la prima certezza è che De Coubertin effettivamente la pronunciò in maniera solenne, nel corso della cena di chiusura dei Giochi Olimpici del 1908 a Londra. La quarta edizione dell'era moderna, la prima bene organizzata dopo il pionierismo di Atene 1896, il super-sciovinismo di Parigi 1900 (con la comica della maratona vinta da chi aveva 'tagliato') e il baraccone di St.Louis 1904. Fin da subito il barone non spacciò la frase come originale, ma la attribuì a Ethelbert Talbot. Chi era costui? Un pastore anglicano, originario del Missouri e operativo in Pennsylvania, che aveva celebrato la Messa per gli atleti olimpici il 19 luglio a St. Paul's Cathedral a Londra. Era nella capitale inglese per la Lambeth Conference, l'assemblea dei pastori anglicani di tutto il mondo, ma era stato conquistato dai Giochi. La curiosità è che nemmeno Talbot era stato originale, perché nella sua predica in chiesa aveva ricordato una lettera di San Paolo ai Corinzi in cui si diceva che ''Nello stadio tutti corrono, ma solo uno conquista il premio. Correte anche voi in modo da conquistarlo''. Senza lanciarci in disquiszioni teologiche, non sembra che il significato fosse quello poi lanciato da De Coubertin, ma così come per il mito olimpico il barone aveva tirato fuori dal cilindro una sua rielaborazione piuttosto arbitraria. Lo scopo era spegnere le polemiche fra nazioni rivali, esplose in molte discipline: tutto sommato fu raggiunto. L'immortalità della frase sarebbe arrivata nel 1932, quando De Coubertin la inserì all'interno del messaggio olimpico da leggere a Los Angeles. Stefano Olivari stefano@indiscreto.it

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