Di fronte a una platea di bambini, possiamo ricorrere alla vecchia fiaba del rospo ignorato dal vanitoso Klinsmann e baciato dall’esperto van Gaal. Trasformato così nel principe (il miglior giovane) del Sudafrica (ovviamente da intendersi comeMondiale), il protagonista ha saputo togliere al re (Forlan, il più bravo di tutti) quella cioccolata speciale che regalano a chi ha fatto più gol e, a parità, più assist.
Cambiando teatro e trovandoci di fronte a un gruppo di nostalgici americani, allora si deve ricorrere alla metafora del lavapiatti nato in un piccolo paesino di provincia (Pähl, duemila anime alloggiate a una quarantina di chilometri da Monaco) e andato a cercar fortuna nella vicina metropoli. Ha capito subito che il talento non bastava e che bisognava sudarselo, il successo. Anche perché il cuoco (Gerland, il tecnico degliAmatori affiancato l’anno scorso aVan Gaal) non esitava a chiamarlo “ Fräulein” (signorina), perché rimaneva troppo a tempo a terra dopo aver preso un colpo da un avversario.
Quella di Thomas Müller non è né una favola, né una metafora, è la semplice realtà di un ragazzo di vent’anni passato, in meno di dodici mesi, dalla Dritte Liga al terzo posto conquistato in Sudafrica, dopo aver vinto Coppa e Schale e aver persino sfiorato la Champions.
Non solo: il recente contratto pubblicitario appena firmato con una nota marca di salsicce, è la conferma di come Thomas Müller sia il nuovo volto del calcio tedesco. Un volto sorridente, di un ragazzo sveglio, sposatosi a vent’anni perché la sua Lisa era quella giusta e poi: « Mi sono
trasferito subito da lei perché abita alla periferia diMonaco accorciando il tragitto fino alla Säbenerstrasse! Così facendo, ci siamo anche risparmiati la fase di ambientamento di cui ogni coppia ha bisogno ».
Senso pratico e senso dell’umorismo sono i tratti che caratterizzano questo talento che sul campo e davanti alle telecamere sembra una vecchio scavato da mille battaglie combattute in un mondo pieno di squali come quello del calcio. «Tutti questi anni al Bayern mi hanno aiutato a vivere e convivere con la pressione dell’ambiente ».
Niente è frutto del caso e lo stesso Müller ricorda come già da bambino voleva tutto e subito: «Se c’erano due pezzi di torta sul tavolo, prendevo sempre quello più grosso. Chiedetene conferma a mia madre e a mio fratello!».
Le idee erano chiare, come l’amore per il calcio: il primo giorno di allenamento si presentò al campetto con un’ora e mezzo di anticipo. Il fisico era quello di adesso, a sentire uno dei suoi primi allenatori, Wolfgang Czerweka: « Era mingherlino, ma giocava sempre con i più grandi. Gli avversari ridevano al momento di scendere in campo, ma alla fine a ridere eravamo noi, grazie ai gol di Thomas ». In un campionato Pulcini la squadra del TSV Pähl segnò 165 reti e il piccolo Müller arrivò a quota 120. Chissà che squadre incontravano, eppure al Bayern il bomber di soli dieci anni non passò inosservato. E lui? Lui disse di no. Non volle lasciare i compagni e solo quando i dirigenti dei pluricampioni di Germania gli offrirono di dover andare a Monaco, solo una volta a settimana per gli allenamenti e per le partite, la famiglia accettò.
Il resto è storia da passato prossimo o, come direbbero gli inglesi, da “ present perfect”. Van Gaal è alla ricerca di giovani talenti, Gerland fa il nome di Müller, con il suo vice che garantisce. Quel vice è un altro Müller: di nome fa Gerd ed è il centravanti tedesco più forte di tutti i tempi. Con il suo omonimo dice di avere alcune cose in comune: « Il fiuto del gol, la capacità di tirare con entrambi i piedi e poi non cincischia sotto porta». Ma sottolinea anche le differenze: «Lo puoi fare giocare dove vuoi». E gli dà un consiglio: « Non allontanarti troppo dalla porta, è lì che fai male ».
In effetti Thomas sembra un vagabondo del reparto offensivo, uno che puoi trovare ovunque o da nessuna parte. Lo perdi di vista ma poi, all’improvviso, eccolo al posto giusto, dove servono il suo talento e le sue capacità balistiche. Fiuto del gol? Allenamento? Lui risponde con la solita battuta: « Mi piace troppo far gol e quindi mi faccio trovare dove posso farne tanti». Se poi è lontano dall’area non importa: basta saltare l’uomo e metterla dove il portiere non potrà mai arrivare. Sembra banale e per Thomas Müller lo è davvero. Tanto gli avversari non lo prendono neanche facendo fallo. Pronti alla prossima frecciata? «Ho le gambe talmente sottili che gli avversari non riescono a colpirle ».
Il fronte offensivo è quindi il suo terreno di battaglia e ora che manca l’olandese gli chiedono di fare anche i miracoli degli altri: « Non sono il sostituto di nessuno. Robben? Siamo diversi: ha un sinistro migliore e un altro taglio di capelli». In effetti i suoi vent’anni li dimostra tutti, come confermano le statistiche che, alla voce incontri giocati nella passata stagione, indicano il numero 66, maMüller la prende come sempre con ironia: « Le mie gambe sono ancora giovani».
A proposito di numeri, non ha avuto paura di prendere il 13 al Mondiale. Era quello di Gerd Müller ai Mondiali del 74 e quello lasciato libero da Ballack. Li ha onorati entrambi.
Ma lasciamo il calciatore e torniamo al ragazzo. Il legame con il suo lago (l’Ammersee), la famiglia (mamma Klaudia, papà Gerhard e il fratello minore Simon) e gli amici del paese, è sempre stato fortissimo e anche oggi torna appena può nella sua Pähl, perché è qui che può staccare la spina. E poi, come ha confessato la madre: « Thomas non è mai stato un tipo da party ».
È uno che sapeva cosa voleva fin da bambino e si è concentrato da subito sul calcio, lo sport che ama ma anche la professione che gli permetterà di costruire il suo futuro: « Una buona stagione non serve a niente, ne servono almeno quindici ». Un futuro con la sua Lisa che, nel novembre scorso, ha sposato in Comune mentre, per il matrimonio in chiesa, il Mondiale gli ha rovinato i piani. Ha condiviso l’amore di lei per i cavalli e con Lisa ha girato lo spot pubblicitario in onda a novembre. Nuovi arrivi? Ecco la solita battuta: «Abbiamo sterilizzato la nostra cagna e quindi per il momento non è possibile ».
Dopo i Mondiali, le vacanze in Austria sono state “ rimpiazzate” da un breve soggiorno in ospedale per lievi problemi all’appendice. Il prossimo anno potremmo vederlo in Italia: dopo la maturità, la giovane coppia trascorse cinque giorni a Rimini a spese dei genitori. Grazie al nuovo contratto firmato con il Bayern fino al 2015, possono sicuramente permettersi qualcosa di più.
di Gian luca Spessot
Tratto dal Gs Storie numero 8 - Le stelle di Champions