Il diciottesimo campionato di serie A, ancora con la denominazione di Prima Categoria, è ricordato come il più confuso della storia e non a caso l'assegnazione del titolo è ancora oggi discutibile. Colpa dell'entrata dell'Italia nella Grande Guerra, che ne interrompe la fase finale, ma colpa anche di una formula che nei gironi regionali o interregionali include praticamente chiunque: l'obbiettivo è aumentare il numero delle partite e degli incassi, l'effetto pratico è quello di annoiare. Al Centro Lazio e Roman (insieme ad Alba e Fortitudo nel 1927 farà nascere la Roma, anticipandone comunque i colori giallorossi) si qualificano per il girone di semifinale insieme alle toscane Pisa e Lucca, ma il girone non verrà mai terminato a causa degli eventi bellici. Al Sud lo stop arriva prima della disputa della finale di ritorno fra Naples e Internazionale Napoli. Nel torneo Maggiore fra fallimenti finanziari e folli accorpamenti regionali (La Lombardia, divisa in tre parti, porta le sue squadre in tre gruppi diversi) si arriva alle cosiddette semifinali che in realtà riguardano 16 squadre divise in 4 gironi. Le prime di ognuno dei gironi (Genoa, Inter, Milan e Torino) arrivano finalmente al gironcino finale ma anche lì ci si interrompe per la guerra a una giornata dalla fine, quando il Genoa è in testa con 2 punti di vantaggio su Torino e Inter. Il 23 maggio 1915, data prevista per la disputa dell'ultima giornata, l'Italia dichiara guerra all'Austria. Ma già da giorni la FIGC ha prudentemente sospeso il torneo, con la motivazione che la guerra durerà poche settimane e che il campionato di Prima Categoria sarà quindi ultimato in estate. Per la sventura di milioni di uomini, le cose non andranno così: Nord, Centro e Sud non avranno campioni e tantomeno ci sarà un campione nazionale. Nel 1919 il Consiglio Federale si riunirà per decidere il futuro dei campionati, come vedremo, e nell'occasione con un colpo di mano si decide che il Genoa è da considerarsi campione d'Italia 1914-15. Il primo scudetto deciso a tavolino, visto che i rossoblu non sono matematicamente nemmeno campioni del Torneo Maggiore e che in ogni caso non hanno giocato con la campione del Centro-Sud. Ma nessuno protesta, ci vuole una guerra mondiale per mettere nella giusta prospettiva le polemiche calcistiche.
Stefano Olivari