A giudicare dal numero di messaggi arrivati alla mia casella email, qualche lettore affezionato di queste noterelle c’è. Lo ringrazio e mi scuso per l’assenza, ma ogni tanto per motivi di lavoro vado all’estero e non ho più contatti con i mass media italiani. Anzi ne ho, ma preferirei non averli se penso a Rai Internazionale e alla sua Giostra del gol, di cui però non dirò nulla perché ha già detto tutto - e in maniera molto migliore, più approfondita e tecnica di quanto potrei fare io - Aldo Grasso, in un memorabile articolo di qualche giorno fa sul Corriere della Sera (se non l’avete letto recuperatevelo tramite l’archivio di Corriere.it o Google, merita davvero). In realtà però so quello che è successo nei giorni della mia assenza. Ed è di questo che vi vorrei parlare, perché mi ha veramente colpito.
Sono stato in Russia. La scorsa domenica pomeriggio intorno alle 16.45 ora locale mi sono infilato in una riscaldatissima (fuori era -18°) osteria della Prospettiva Nevskij (quella magnificamente cantata da Battiato in una sua canzone) a San Pietroburgo, ho ordinato una vodka e ho fatto partire la app di Radio Rai sul mio iPhone 4. E, con le cuffie, sfruttando il wi-fi gratuito dell’osteria, mi sono goduto le emozioni della giornata in “Tutto il calcio minuto per minuto”. I gol, le descrizioni tecniche e tattiche, i colpi di scena in diretta. Quindi la moviola di Grassia, le interviste dagli spogliatoi. Il massimo della modernità, cioè l’oggetto simbolo dell’hi-tech, che si sposa con il massimo del retrò nei mass media, la radio, che invece è modernissima per la tempestività con cui sa portare le notizie ovunque in tempo reale e per come appunto sfrutta le nuove tecnologie. La voce, cosa c’è di più antico e cosa di più moderno? La sera ho ripetuto il rito - vodke comprese - per Lecce-Milan. E qualche ora dopo sul sito di Repubblica.it, che ho consultato sia sull’iPhone che sul mio McBook sfruttando il wi-fi dell’albergo, c’erano a disposizione i filmati di tutti i gol, oltre che le cronache dettagliate delle partite. Il tutto senza accendere la televisione, totem e tabù delle nostre vite per come ci informa, deforma, trasforma, conforma.
Un’esperienza straniante, in fondo, impensabile qualche anno fa quando in una situazione del genere avrei dovuto avere una radiolina con la modulazione di ampiezza (il mitico codice Am che nessuno ha mai capito cosa volesse dire) e sperare che si beccasse fino in Russia il segnale di Radio Rai. Un’esperienza che probabilmente ci si riproporrà sempre più. Il futuro è di tutte queste cose, magari mescolate tra di loro: pensate allo streaming delle partite via internet accompagnato dall’audio di Tutto il calcio per non ascoltare un commento in cinese. E questo dovrebbe farci riflettere su quanto spesso ci accapigliamo sul nulla, cioè sulla televisione. Che adesso orienta il calcio, ne modifica i calendari, ne ficcanasa nei meandri, forse ne riscrive i regolamenti, ma potrebbe presto morire di troppa potenza. Tutto sommato se accadesse piangeremmo con un occhio solo. Anche perchè l’altro sarebbe impegnato a guardare lo schermo di uno smartphone o un laptop.
Livio Balestri
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