Fra i mille problemi del calcio italiano nel 1919 uno dei peggiori è lo strapotere dei comitati regionali, che di fatto possono inserire in Prima Categoria chiunque. E anche far retrocedere in Promozione chiunque, vista la vaghezza delle regole per decidere le retrocessioni. Sorvoliamo poi sulle questioni non strettamente calcistiche, basti sapere che le cosiddette Terre Redente (la Venezia Giulia, in sostanza) non riescono a costituire un loro comitato regionale e vengono rimandate alla stagione successiva. Si prosegue così con il tristemente noto schema del Torneo Peninsulare e del Torneo Maggiore, con la solita finale senza equilibrio. Campione del Centro-Sud è la Fortitudo Roma, mentre nel toneo principale al termine di un numero assurdo di partite e di gironi l'Inter prevale di poco su Juventus e Genoa. In un gironcino finale a tre deciso a torneo in corso (in origine avrebbe dovuto essere a sei) e giocato fra mille polemiche e conflitti di interesse. Per dire, Juventus-Genoa viene arbitrata dal...vicepresidente dell'Inter, Varisco, che è anche il capo degli arbitri. Varisco assegna alla Juve un rigore che secondo i genoani è inesistente, poi un gol in sospetto fuorigioco dei rossoblu scatena una rissa. Il bello, stando ai giornali dell'epoca, è che si parla degli errori dell'arbitro ma non dell'assurdità che sia dirigente di una squadra rivale delle due in campo. Ai tempi si recitano più parti in commedia, in quasi ogni società, ma non è una prerogativa solo del calcio italiano. Basti pensare che al Mondiale di 10 anni dopo in Uruguay, il primo della storia, molti arbitri saranno anche dirigenti delle squadre partecipanti. Tornando al campionato 1919-20, scontato l'epilogo, con il secondo scudetto (non ancora scudetto) della storia nerazzurra che però fatica più del previsto a superare il Livorno. Il calcio in Italia è diventato una cosa importante, nemmeno la guerra è riuscita a spegnare la passione, ma non ancora una cosa seria.
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