Come il buon vino, migliora invecchiando Mark van Bommel. A 33 anni i suoi picchi di rendimento sono tali da renderlo uno dei migliori interpreti al mondo nel proprio ruolo, quello di centrocampista che opera da schermo davanti alla difesa. In Olanda li chiamano “waterdragers”, portatori d’acqua. Giocatori al servizio della squadra e delle sue stelle, elementi imprescindibili per gli equilibri tecnico-tattici. Difficile utilizzare indicatori numerici per giudicare le loro gare: non tocca a loro segnare, né fornire assist. Non è insomma gente da Pallone d’Oro. Qualche anno fa Claude Makelele e Patrick Vieira erano i massimi esponenti della categoria. Oggi ci sono Esteban Cambiasso, l’intramontabile Gattuso, Torsten Frings, Xabi Alonso, Javier Mascherano, Marcos Senna, John Obi Mikel, Felipe Melo, Nigel de Jong. E Mark van Bommel, che ha ben poco da invidiare a tutti i nomi citati.
Da zero a mito: questa è stata la parabola di Van Bommel in Olanda negli ultimi quattro anni. Nel novembre del 2006 abbandonava la nazionale in aperta polemica con l’allora ct Marco van Basten. Idee inconciliabili, meglio lasciare spontaneamente la truppa. Mark lo fece pubblicamente, dichiarando ironicamente che, se avesse potuto, avrebbe terminato la carriera giocando per la Germania. L’importante era non trovarsi più Van Basten tra i piedi. Con l’arrivo di Bert van Marwijk, Van Bommel è tornato a vestire in arancione, diventando il leader indiscusso della squadra giunta sino in finale a Sudafrica 2010.
Van Bommel sbarca a Milano con un curriculum “da Milan”: 18 trofei vinti in carriera, inclusi sette titoli nazionali (4 con il Psv Eindhoven, 1 con il Barcellona, 2 con il Bayern Monaco) e una Champions League (nel 2006 con il Barcellona). Non è un giocatore che piace agli esteti del calcio: rude, spigoloso, provocatorio. E’ per contro molto apprezzato dagli allenatori per la propria capacità di lettura delle situazioni di gioco, derivante anche da un particolare hobby – dichiarato pubblicamente – del nostro: analizzare tatticamente le partite appena disputate davanti al televisore. Non sorprende pertanto saperlo già impegnato negli studi per diventare allenatore.
Parlando di Van Bommel non è possibile ignorare la parentela che lo lega a Bert van Marwijk, del quale ha sposato al figlia Adra. L’attuale ct oranje è stato fondamentale per la carriera del giocatore di Maasbracht, piccolo villaggio nella provincia del Limburgo. Arrivato sulla panchina del Fortuna Sittard nel 1997, Van Marwijk convertì il giovane Mark – che giocava nel club limburghese già da cinque stagioni – da ala destra in centrocampista centrale. Fu proprio la lucida regia di Van Bommel a condurre l’anno successivo il Fortuna Sittard sino alla finale di Coppa d’Olanda, poi persa contro quel Psv Eindhoven che poco settimane dopo diventerà la sua nuova squadra.
Miglior giocatore della Eredivisie nel 2001 e nel 2005, dopo una stagione interlocutoria nel Barcellona è passato al Bayern Monaco, dove un paio di anni dopo ha ritrovato quel Louis van Gaal che lo aveva personalmente bocciato ad un provino sostenuto con l’Ajax a metà anni Novanta. Altri tempi però, e soprattutto un altro Van Bommel. Un giocatore che al Milan – trasferimento considerato dal suocero “una promozione” - può essere più utile di Antonio Cassano.