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Il quasi gol di Caressa

Redazione

2 febbraio 2011

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Ci sono momenti che uno deve assaporare fino in fondo, cogliendoli all’istante e gustandoli anche se sono immediatamente scappati via, cullandosi nel ricordo, pernsando e ripensando a una gioia effimera eppure in quel solo istante tanto bella e sfolgorante. Tipo il 6’ della ripresa di Milan-Lazio. In quel momento Ibrahimovic quasi strappa palla a Pato sul centro-sinistra, aggira Dias e dal limite scarica un destro davvero magnifico per potenza ed effetto. Il pallone centra in pieno il palo alla destra di Muslera, poi balla sulla linea, tocca anche l’altro palo e rimbalza fuori. Un istante magnifico per vari motivi, che ricorderemo a lungo. Per la bellezza dell’azione, magnifica davvero, l’essenza del calcio. E perché, mentre la palla danzava sulla porta, qualcuno iniziava a urlare come un atleta da kung-fu «Z-LA-TAN I-BRA-HIIII, no, non è gol!». Quel qualcuno, lo saprà bene chi è abbonato a Sky, era Caressa, il quale tra i suoi marchi di fabbrica ha quello di distruggere la bellezza di qualunque rete venga segnata sfoderando l’urlo belluino del nome del marcatore. Una cosa di una bruttezza senza pari, da mercato del pesce. Anzi da speaker dello stadio. Avete presente quegli energumeni dell’ugola che hanno tolto a molti la gioia di andare a vedere una partita dal vivo perché appena c’è una rete parte un’orrenda musica dance e loro urlano il nome del marcatore?

Roba che ricorda certe adunate oceaniche hitleriane col capo che urla invasato e il popolo che risponde ancor più fuori di testa. Ecco, allora uno che tifa ma ha buon gusto fa l’abbonamento a Sky per vedersi la partita in pace ed esultare come meglio crede. E chi si becca? Caressa che fa lo stesso. E lo ammette pure: «Ho ripreso dagli speaker degli stadi tedeschi l’abitudine di scandire i nomi. “Andrea!” (pausa) “Pirlo!” (pausa) “Uno a zero!”. In Germania se segna Kirsten lo speaker dice: “Per il Bayern (pausa) ha segnato Ulf”. E tutto lo stadio in coro:“Kirsten!”. E lo speaker: “Ora il punteggio è eins…” e tutto lo stadio: “zu nul”. Allora lo speaker dice: “Danke”. E tutti: “Bitte”. Una grande scenografia», ha confessato testuale in un’intervista, senza cogliere la differenza tra lo stadio e il salotto di casa, tra uno speaker da stadio e un giornalista, tra uno che appunto deve fare scenografia e uno che deve fare informazione.

Ma il punto è sempre quello: Sky non fa informazione, fa spettacolo. E quello che mostra è spettacolo, deve esserlo sempre e comunque. E se non lo è, deve diventarlo. Per questo le rare volte che un tiro sembra gol e poi non lo è, o per un fuorigioco, o per un clamoroso palo (o due) o per un errore, o per chissà quale altro motivo, e Caressa si vede costretto a strozzare l’urlo scandito del marcatore e poi si klamenta, rimugina, borbotta, recrimina, beh, noi godiamo come ricci. Tipo ieri. A parte il fatto che l’azione di Ibra è stata talmente bella che concluderla con un gol sarebbe stato quasi banale (ma i milanisti non concorderanno). A parte questo, che sia senso di giustizia, sadismo o bastardaggine pura, ci divertiamo assai quando a un bambino si rompe il giocattolo, se il bambino è antipatico e col giocattolo ci gioca solo lui. E - ne siamo certi - Caressa era così già da piccolo.

di Livio Balestri telecommando@hotmail.it

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