L'estate del 1921 è decisiva per il futuro di tutto il calcio italiano. Con la spaccatura fra grandi club sostenitori del progetto Pozzo e piccoli club sostenitori della necessità di eliminatorie regionali lunghissime (cioé con più incassi e viaggi più brevi) si arriva al 24 luglio. Data, come abbiamo già visto, della finale di Torino fra Pro Vercelli e Pisa. Ma data anche, e sempre a Torino, del Consiglio Federale. Il giorno prima i rappresentanti di molte piccole società si sono riuniti a Novi Ligure, decisi a dare battaglia. Durante il Consiglio volano parole grosse e anche schiaffi, poi si va democraticamente al voto. Con 113 voti a 65 vince la mozione delle piccole, cioé in sintesi lasciare tutto com'è.
Quello che i piccoli non sanno è che anche i loro avversari si sono riuniti qualche giorno prima, prevedendo il risultato della votazione. E' così che in agosto 24 club (tutti del Nord o toscani) decidono di lasciare la FIGC, con il proposito di fondare un proprio campionato. Nasce la la Confederazione Calcistica Italiana, la CCI, con sede a Milano. Il nuovo torneo maggiore viene chiamato Prima Divisione, con la dichiarata ispirazione alla First Division inglese (pallino di Pozzo), ma è solo all'inizio che si tratta di una sorta di Superlega. Infatti, spaventate per la secessione delle società più ricche, molte altre (anche del Sud) si staccano dalla FIGC e confluiscono nella seconda e terza divisione della CCI. Tanto per fare dei nomi, dalla FIGC si staccano tutte le squadre che hanno vinto un titolo italiano (Genoa, Milan, Juventus, Inter, Pro Vercelli e Casale) e le società con una radicamento territoriale forte: superfluo elencarle, tutte quelle che vi vengono in mente partecipano al campionato CCI.
Alla FIGC rimane poco, praticamente solo squadrette o sezioni calcio di polisportive. Ci sarebbero tutti i presupposti per un accordo in extremis, ma il muro contro muro arriva alla sua peggiore conseguenza: la scissione. La stagione 1921-22 avrà due campioni d'Italia, anche se ovviamente uno sarà più campione dell'altro. (47-continua)
Stefano Olivari
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