Mentre il torneo FIGC si svolge senza emozionare nemmeno gli organizzatori, quello della concorrente CCI si afferma con il nome di Prima Divisione (grande innovazione, rispetto a Prima Categoria...) e schiera tutti i club più forti d'Italia. Va detto che questa specie di superlega, nata dal progetto Pozzo, ripropone molte delle logiche della Prima categoria degli anni passati. Le ventiquattro società settentrionali formano la Lega Nord e vengono divise in due gironi, cercando di mandare in gironi diversi le squadre della stessa città o comunque della stessa zona. Una suddivisione fatta con lo spirito di non creare una serie A e una serie B geografiche già sul nascere. Ogni girone si articola su partite di andata e ritorno ed è nettamente diviso dall'altro. Solo la prima si qualificherà infatti per la finale contro la prima dell'altro gruppo. Le ultime, invece, vanno agli spareggi con le migliori della Seconda Divisione.
Altra musica nella Lega Sud, dove non si riescono ad organizzare due gironi omogenei e dove tutto viene quindi gestito su basi regionali (Lazio, Campania, Sicilia, Puglia, Marche) proprio come ha fatto la vituperata FIGC. Al Nord il campionato è un successo, per la finale si qualificano le due squadre fino a quel momento più vincenti: Genoa e Pro Vercelli. L'andata in Piemonte finisce 0-0, ma è al ritorno che i bianchi compiono l'impresa andando ad espugnare Genova. Anche al Sud il pubblico risponde bene, ma in alcune regioni (Sicilia su tutte) le violenze tollerate in campo portano le squadre più tecniche a minacciare il ritiro. Senza problemi invece la fase finale, con la Fortitudo Roma che batte la Puteolana.
Finale nazionale quindi fra Pro Vercelli e Fortitudo, con il settimo titolo vinto da una squadra leggendaria che va così ad eguagliare il Genoa nell'albo d'oro. Già, perché questa volta al di là delle denominazioni non c'è alcun dubbio su chi debba essere considerato il vero campione d'Italia. In difesa è eccezionale Virginio Rosetta, che qualche anno più tardi troverà gloria anche nella Juventus e in Nazionale, ma che nella nostra storia (non parliamo di partite e non mitizziamo campioni che non abbiamo visto, al di là della considerazione di cui godono nelle loro epoca) è importante perché diventerà il primo calciatore ufficialmente professionista in Italia: nel 1923 infatti la Juve gli pagherà uno stipendio, almeno nella forma diverso dai rimborsi spese e dal nero che fino a quella data sono stati usati da tutti. Ma Rosetta nella Pro gioca gratis, almeno così ci piace credere a novant'anni di distanza. (49-continua)
Stefano Olivari
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