Sono in palese conflitto d’interessi, perché Montella è uno dei pochi amici che ho nel calcio. Amico anche fuori del lavoro, da vent’anni, da quando andai a intervistarlo una prima volta a Empoli. Da allora lui è cambiato poco, pochissimo, ma purtroppo è cambiato molto il pallone circostante.
Le tensioni stanno sfociando in violenza, la passione si è trasformata di anno in anno in ossessione. Credo che Claudio Ranieri, vista la situazione, non avesse più scelta. Sapeva che quel «troppo amore» di cui aveva parlato sabato in conferenza stampa, per me sbagliando nel non essersi dissociato, si stava trasformando in qualcosa di pericoloso, come dice l’accoglienza riservata alla squadra ieri notte a Trigoria. Chi conosce un po’ Roma sa che non si possono gestire quattro sconfitte di fila, per di più con quel tracollo nel secondo tempo di Genova.
Però la colpa non è di Ranieri. E non lo è nemmeno dei giocatori, che pure vengono presi di mira in queste ore e che certamente non spiccano per personalità. Il tunnel nero della Roma viene da lontano e non può che ricondurre alla società. Da anni il club vive grazie all’autofinanziamento, che è una formula meravigliosa ma destinata a vita breve nel gioco più costoso dell’universo. Di più: la squadra ha fatto risultati straordinari malgrado le ristrettezze, e gliene va dato atto proprio oggi in cui tutti criticano, con tre secondi posti in quattro anni. Per questo le abbiamo dedicato una sacrosanta copertina, in attesa del primo investitore straniero in Serie A.
La famiglia Sensi, che nel pallone ha lasciato mezzo impero personale, anche questa una patologica anomalia, ha ritardato di almeno tre o quattro anni il passaggio di mano. Capisco che quando si deve vendere si cerca di farlo alle condizioni migliori, senza essere presi per il collo. Capisco pure il riguardo delle banche, evidentemente sensibili verso il fascino sociale e politico del pallone. Però non si può cristallizzare una situazione come è stato fatto. Con l’ulteriore aggravante - adesso - di essere a metà del guado tra vecchia e nuova gestione. È evidente che nessuno senta più l’autorità dalle parti di Trigoria. Non a caso i tifosi individuano in Totti l’unico interlocutore: a chi possono chiedere lumi se nessuno comanda e tutti aspettano l’Amerikano?
Per Montella saranno settimane e mesi duri. Per come lo conosco si muoverà con entusiasmo e accortezza, spero che gli basti a far volare la sua squadra. In bocca al lupo, Vincenzo.