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Kaiser Arveladze e le Tigri dell'Anatolia

Redazione

1 marzo 2011

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Il 3-3 tra Trabzonspor e Kayserispor è stato uno degli incontri più emozionanti del week-end calcistico europeo. Le due migliori difese - rispettivamente 16 e 17 reti incassate - del massimo campionato turco non hanno tenuto fede alla propria fama, ma lo spettacolo è stato assicurato ed entrambe le squadre sono uscite dal Hüseyin Avni Aker di Trebisonda con motivi di soddisfazione. Il Trabzonspor perché ha riacciuffato l’incontro nei minuti finali, mantenendo la testa del campionato, pur se adesso in coabitazione con il Fenerbahce. Il Kayserispor per contro ha legittimato in toto le proprie ambizioni europee, confermando che l’attuale quarto posto occupato in classifica non è frutto del caso. Il progetto Kayserispor è in fase di attuazione già da qualche anno, ma è con l’arrivo del georgiano Shota Arveladze in panchina che le Tigri dell’Anatolia nel maggio 2010 che la squadra è decollata. Icona del calcio in Georgia, Arveladze vanta una carriera internazionale importante come giocatore: miglior straniero di sempre del Trabzonspor (71 gol tra il 1994 e il 1997), perno dell’Az Alkmaar di Co Adriaanse arrivato fino alle semifinali di Coppa Uefa, capocannoniere con Dinamo Tbilisi e Ajax, autore del gol numero 3000 del campionato scozzese con la maglia dei Rangers Glasgow. Un passato così ricco di reti non poteva che generare un tecnico propenso ad un certo tipo di calcio offensivo. Attenzione però al luogo comune: il Kayserispor si schiera con un 4-3-3 in cui gli esterni sono autentiche ali (e non mezzepunte o trequartisti spostati all’esterno), ma il basso numero di reti subite indica che il realizzare un gol in più dell’avversario non è l’unico punto fermo della filosofia calcistica di Arveladze. Già lo scorso anno il Kayserispor si era reso protagonista di una buona prima parte del campionato, arrivando anche a raggiungere la vetta classifica – anche se solamente per una giornata - per la prima volta nella propria storia. Un exploit favorito dalle reti del congolese di passaporto portoghese Ariza Makukula, il cui rendimento è tuttavia calato in primavera trascinando con sé anche l’intera squadra, che ha chiuso all’ottavo posto. L’irrequieto Makukula (dieci maglie cambiate in dieci anni a cavallo tra Spagna, Francia, Portogallo e Inghilterra) è stato ceduto in estate al Manisaspor per due milioni di euro. Nessuno in Anatolia ne ha però sofferto la mancanza. Le ambizioni della squadra di Arveladze sono emerse chiare durante il mercato invernale, che ha visto l’arrivo del regista algerino Karim Ziani, dell’attaccante svedese Emir Kujovic e dell’ala olandese Nordin Amrabat. Quest’ultimo, esploso un paio di anni fa nel Vvv Venlo ma incapace di sfondare nel Psv Eindhoven, è stato pagato la cifra record  - per le Tigri dell’Anatolia - di 1.3 milioni di euro. Un gol e un assist al debutto, avvenuto contro l’Istanbul BB, hanno fatto partire con il piede giusto l’avventura di questo 23enne che ha nell’uno contro uno la sua arma migliore. Non è stato da meno Kujovic, ex Halmstad, tre reti negli ultimi due incontri. Per la serie: non esiste solo Istanbul nel calcio turco.

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