E’ facile convertire
Francesco Totti in calcionumeri: 464 presenze in A, 1 Scudetto, 2 Coppe Italia e 2 Supercoppe italiane, un Mondiale, 199 reti in campionato, 8 alla rivale di sempre, la Lazio. L’ultima doppietta del capitano della
Roma nel derby capitolino ha rimesso in discussione le qualificazioni alla prossima
Champions, dando un significativo scossone all’inconfessata libidine pessimistica che attanaglia l’Urbe ogniqualvolta le cose non vanno. E l’esonero di Ranieri, e l’eliminazione dall‘Europa, e le agognate vicissitudini societarie: le influenze romaniste guariscono così, con un derbyantibiotico.
Il
Totti tout-court è l’espressione perfetta di definizioni generiche quali: talento, fenomeno, fuoriclasse, campione. Totti è la fedeltà (ben remunerata) che vince sul mercenarismo pallonaro, il globetrotterismo europeo: l’ultima bandiera (o una delle poche rimaste) sui pennacchi del calcio moderno. Ma
Francesco Totti è soprattutto, e forse prima di tutto, un’esperienza collettiva. Come la musica psichedelica o l‘aurora boreale. Da quando il binomio Roma-Totti esiste, c’è, e se ne ha memoria, Francesco è il principale barometro degli umori di una piazza, Roma, soggetta a mareggiate d’entusiasmo o secche di felicità.
Perché, in più d’uno ha tuonato passandoci, “qui ti dimenticano in fretta”. Sciagura o profezia che dopo
19 stagioni e 601 caps con la maglia romanista (coppe comprese) sembrava pronta ad abbattersi anche sul capitano uno e trino, su Totti. Il crepuscolo dell’idolo giallorosso pareva alle porte, tanto che l’eco della sua personalissima dipartita s’era manifestato coi segni classici mandati dal dio pallone: qualche panchina di troppo (mal digerite, ovviamente), il turnover, le contestazioni o i malumori di chi, prima, lo venerava a prescindere. Dalla
Roma di
Totti alla
Roma con
Totti, se serve, se ce la fa. E allora, tra divinità e leggenda, non poteva essere che il destino a disegnargli l’onda perfetta da cavalcare una domenica di marzo.
Derby, l’ultimo della famiglia Sensi prima di consegnare le redini alla nuova gestione americana. I due gol alla Lazio, invece, consegnano alla folla giallorossa il campione ritrovato, il Totti bis, il sovrano anziano ma non ancora stanco. A lui la gloria versione 2.0 e alla Roma la pillolina di felicità per guarire dai malanni di stagione. Che la qualificazione in Champions, in fondo, è ancora possibile.
Giorgio Burreddu