Luciano Moggi a luglio sarà calcisticamente libero di fare quello che vuole, anche se in realtà non ha mai smesso in questi cinque anni di squalifica di fare da consulente (o di millantare di esserlo, magari grazie ad articoli e servizi di suoi giornalisti) ad amici e quasi-amici. Basti pensare al pandemonio scatenato per qualche cena con i Menarini (si è visto poi, che buoni consigli...). Incredibile che solo da qualche settimana in Figc ci si ponga il problema della sua radiazione, come se dopo avere scontato anni di carcere un detenuto uscisse e scoprisse di essere condannato alla sedia elettrica per gli stessi reati. In merito alla richiesta del procuratore Palazzi, riguardante anche Giraudo e l'incredibile ex vicepresidente federale Mazzini, deciderà entro quindici giorni la Commissione Disciplinare. Noi ci limitiamo a notare che questa ansia di radiare Moggi è sospetta, come se il calcio italiano pensasse di poter ricadere nelle stesse logiche degli anni bui o addirittura pensasse di non esserne mai uscito: scenario credibile, essendo il 90% dei personaggi chiave rimasti al loro posto. La verità storica, che prescinde dalle lentezze della giustizia ordinaria e dalla velocità antigarantista di quella sportiva (parlando delle pene di Calciopoli non va mai dimenticato che il Verona di Garonzi fu mandato in B solo a causa di una telefonata ambigua) dice, senza bisogno di intercettazioni, che un sistema calcio sano e costituito da elementi di pari dignità non avrebbe mai permesso a un Moggi di esistere. Non diciamo che l'avrebbe punito o messo alla gogna, ma proprio non gli avrebbe consentito di dirigere la più seguita squadra italiana. Nel momento in cui l'Inter della situazione si ritiene penalizzata dalla Juventus e dal Milan, tanto per fare dei nomi, ma non accetta di avere pari dignità politica del Lecce, spalanca la porta al moggismo: in altri termini, alla logica di chi pensa che andando avanti a botte di furbizia il sistema regga lo stesso e che in fondo ognuno è Moggi rispetto ad altri. Così è stato per decenni, attraverso centinaia di personaggi, ma nel 2011 non è più possibile che ci siano le caste. Anche senza parlare di illeciti in senso stretto...A un bambino tifoso del Chievo nel 2011, del presunto carisma dell'Avvocato, della presunta signorilità di Moratti, della presunta genialità di Berlusconi, del presunto grande pubblico napoletano, eccetera, importa meno di niente: idiozie, mantra mediatici per perpetuare sudditanze a vari livelli. E' arrivato il momento in cui a un campionato, Champions League, serie A o LegaPro che sia, partecipino solo squadre con eguali possibilità (nel medio periodo) di vincerlo: solo così, quando il bene di tutti non sarà retorica buonista ma necessità finanziaria e imprenditoriale, il moggismo sarà estirpato. Diversamente continueremo a sentire discorsi sulla squadra Tizia che è un patrimonio del calcio italiano e deve stare ad alto livello o su quella Sempronia che non può retrocedere per le sue grandi tradizioni. Radiare Moggi prima ancora che ingiusto, pur con tutta la disistima che merita il personaggio, è inutile. Se non cambia un modello gestionale i tanti furbi rimasti in pista continueranno a rendere poco credibile il calcio che guardiamo.
Stefano Olivari
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