Giornale di critica e di politica sportiva fondato nel 1912

Blatter e la Fifa del Terzo mondo

Redazione

27 maggio 2011

  • Link copiato

All'interno della Fifa esiste un comitato etico, ma non l'etica. Il comitato sta indagando su Josef Blatter, a pochi giorni dalla sfida elettorale con il qatariota Bin Hammam, perché il presidente della Fifa non avrebbe denunciato (a chi? La Fifa sarebbe lui) il tentativo di corruzione di Bin Hammam nei confronti del ras del Centroamerica Jack Warner, da sempre uomo chiave del blatterismo grazie alle sue improbabili isolette che contano come Germania o Italia. La situazione è oltre l'assurdo: il presunto corruttore, cioé Bin Hammam, denuncia il presunto danneggiato (Blatter) perché non avrebbe denunciato il suo stesso tentativo di corruzione. Se questa è l'alternativa, lunga vita a Blatter in attesa che maturino i tempi per Platini. L'equazione 'Terzo mondo uguale corruzione obbligata e necessaria' non sarà politicamente corretta, ma l'evidenza empirica è questa. Blatter comincia ad avere paura, non del comitato etico ma di non essere rieletto. 2. Non c'è giorno che intorno a Marek Hamsik non nascano voci incontrollate e articoli così dettagliati da sembrare addirittura credibili. Mentre stiamo scrivendo queste righe ci sono però solo una semicertezza e una certezza, per quanto riguarda il centrocampista slovacco. La semicertezza è che stia per entrare in orbita Raiola (il suo procuratore ufficiale è Venglos), il che significa avere come destinazioni privilegiate la Juventus tramite Nedved o più verosimilmente il Milan. La certezza è che, al di là dei balletti verbali ad uso dei cronisti fra De Laurentiis e Galliani, il futuro di Hamsik determinerà quello del Napoli ben oltre l'aspetto tecnico. Cederlo, anche a cifre clamorose e anche all'estero, significherebbe ufficializzare una subalternità e l'esistenza di una serie A a due squadre per le prossime 10 stagioni. Per questo non sarà solo questione di soldi. 3. Poche reazioni alla denuncia di Maradona riguardante il caffè al doping fatto bere a lui e ai suoi compagni di nazionale prima dello spareggio con l'Australia per la qualificazione al Mondiale 1994, quello da cui Diego fu cacciato proprio a causa di una sostanza proibita assunta per accelerare il suo dimagrimento. Eppure si parla di un Mondiale e la testimonianza sarebbe quella del giocatore più forte di tutti i tempi...Sarà perchè nel calcio il doping di squadra, non solo in italia, è sempre stato sepolto dall'omertà (anche giornalistica) e da controlli non fatti (chi si ricorda dell'Acqua Acetosa?) o quasi sempre annunciati. Sono più credibili Contador e Armstrong che in carriera hanno subito decine di controlli a sorpresa (che non hanno tolto i sospetti, ma almeno sono stati fatti) che una qualsiasi delle nostre squadre 'dal grande ritmo'. Che dipende, come è noto, dalle 'motivazioni'. 4. I 124 milioni di euro per quattro anni di partite casalinghe della Nazionale, con la strepitosa novità delle partitelle di allenamento e delle sedute tecnico-tattiche (chi ha almeno una volta dato un'occhiata ai vari Channel dei club sa già che mai nemmeno per sbaglio si coglie qualcosa di interessante, essendo tutto filtrato), senza contare i soldi da investire per quelle in trasferta e per le fasi finali di Europei e Mondiali sono soldi buttati via dalla Rai, a voler essere generosi. Chi mai dei suoi concorrenti avrebbe potuto fare un'offerta anche solo della metà per il piacere di trasmettere l'Italia-Estonia della situazione? In generale il rapporto fra Rai e Figc è strutturalmente sbagliato, con il servizio pubblico che viene confuso per obbligo di tifare acriticamente e nascondere le notizie. Purtroppo, purtroppo per lo spettacolo, Prandelli è troppo educato e non regala siparietti come quelli di Lippi con il Paris o il Varriale di turno. Insomma, mancano sia lo spettacolo sportivo che quello trash, ma intanto 30 milioni sicuri nelle casse della Figc sono entrati. E poi non c'è nemmeno quella seccatura di dover pagare i giocatori... 5. Un nuovo iscritto nel partito 'Quelli che danno lezioni di vita a Mourinho'. E' l'ex presidente del Real Madrid Ramon Calderon, che dall'alto delle elezioni taroccate che lo portarono al potere nel luglio 2006 (e alle dimissioni nel 2009, dopo lo scoperchiamento dello scandalo) ha paragonato l'allenatore portoghese ad Adolf Hitler, volendo dire che non sempre il consenso popolare iniziale porta a decisioni sensate. Diciamo che il paragone poteva venirgli meglio. Certo è che si tratta della prima volta in carriera in cui Mourinho influisce su una scelta societaria, anche se in realtà Valdano era poco più di un soprammobile e Zidane (la cui carica sarà comunque diversa) rischia di fare la stessa fine. Stefano Olivari stefano@indiscreto.it

Condividi

  • Link copiato

Commenti

Loading...





















Leggi Guerin Sportivo
su tutti i tuoi dispositivi