Domandina facile: chi ha vinto il Roland Garros femminile? Risposta duplice. Se siete amanti dello sport risponderete Na Li (o LiNa, come l'ha chiamata il maestro Gianni Clerici su Repubblica). Se siete italiani professionisti risponderete che non siete sicuri, ma che di certo l’ha perso Francesca Schiavone. Perché se siete italiani professionisti avete seguito in diretta la finale di sabato. E dovunque l’abbiate fatto siete stati sommersi dallo Schiavone-centrismo dei mass media. Che perdesse o vincesse il punto o il game, lei era la protagonista, lei nel bene e nel male, e la povera LiNa che in fondo stava solo facendo l’epocale impresa di essere la prima asiatica a vincere un Grande Slam, retrocessa a misera sparring partner.
Sia ben chiaro, viva Francesca Schiavone, un’italiana vera, della stirpe migliore per grinta e orgoglio, ma improntare le cronache al provincialismo è solo dannoso anzitutto per lei. Certo, è solo l’ennesimo caso, basti pensare ai toni che si sentono quando giocano le squadre di club in Europa o, ancor peggio, quando gioca la nazionale. Ma il fatto che sia un vecchio vizio non è certo un’attenuante, anzi se vogliamo è un’aggravante. Prima imputata, visti gli ascolti di oltre due milioni, è la Rai. Ed è un paradosso se si pensa che in effetti la tv pubblica andrebbe ringraziata per avere — come lo scorso anno, sempre per la Schiavone, sempre per il Roland Garros — acquistato last minute i diritti televisivi della finale. E per averla proposta su Raidue, un canale principale e non uno di quelli che magari vediamo tutti con il digitale terrestre ma non lo sappiamo, sopraffatti come siamo dalla marea di emittenti loffie e inutili che si accalcano nel telecomando.
Con ogni probabilità questa è stata un’espressa decisione del presidente della Rai, Paolo Garimberti, grande giornalista e grandissimo appassionato di tennis: da direttore del Tg2 non esitò a fare saltare l’edizione principale perché al Foro Italico c’era Pescosolido che stava prendendo a pallate Agassi. A proposito di Pescosolido, era in studio con Marco Fiocchetti a dare pareri tecnici prima e dopo la finale. E l’errore iniziale di tifo è stato suo: malgrado un minimo di conoscenza del tennis portasse a dare per favorita la cinese, lui si è aggrappato ai precedenti per dire che era favorita la Schiavone.
Il resto l’hanno fatto da Parigi Alessandro Fabbretti e Rita Grande. La cui telecronaca in effetti non è stata male, quando hanno fatto cronaca e non tifo, ovvero quando non hanno commentato ogni punto dell’italiana con “Forza Schiavone”, “Alè”, “Dai”. Va bene, è normale, è chiaro che il pubblico a casa non tifasse LiNa, ed è ovvio che con le Williams, la Sharapova o chiunque altra in finale questo match non si sarebbe mai visto in Rai, ma questo non significa che si debba ammannire una cronaca tifosa. Anche facendo capire da che parte si propende, si può fare un’analisi serena e spassionata, che spieghi tecnicamente cosa sta succedendo. Il duo della Rai lo ha fatto, ma solo a tracce, come il sodio in certe acque minerali.
Ma la sorpresa è stata che pure Eurosport si è data al tifo. Confessiamo, scusandoci, che non sappiamo chi abbia fatto la telecronaca perché il canale satellitare ha la pessima abitudine di non segnalare i nomi dei commentatori. Anche i loro commenti, seppure un po’ più equilibrati, hanno spesso e volentieri sconfinato nel tifo, esultando per i rari colpi vincenti della Schiavone. Anche perché qui, a differenza della Rai, a ogni cambio campo c’era la pubblicità e quindi sparivano anche i pochi momenti in cui si può cercare di fare un bilancio e un’analisi, la cronaca era tutta colpo dopo colpo, e quindi fatalmente più emotiva. L’impressione - ci sbaglieremo - era che i colpi vincenti di LiNa venissero esaltati più come modo per dire che in fondo la Schiavone era innocente che per sincera ammirazione. Insomma, pur riconoscendo a Eurosport di avere fatto un ottimo lavoro durante tutto il Roland Garros, tenuto conto che eravamo sul satellite sabato ci è venuto ancora una volta da rimpiangere il team di Tele+ e poi di Sky: ovviamente il duo Clerici e Tommasi, ma anche Scanagatta e il povero Lombardi, che sapevano andare oltre la presenza in campo di un italiano (anche perché ai loro tempi di italiani vincenti non ce n’erano mai). Anzi, il trattamento che Sky ha riservato a Clerici e soprattutto Tommasi meriterà un commento, tra qualche tempo, diciamo nei dintorni di Wimnbledon.
Restiamo al Roland Garros, perché ce n’è ancora da dire. Ad esempio della cosa più ridicola che abbiamo visto sabato pomeriggio, ovvero Supertennis tv. Che è l’emittente voluta dalla federazione per portare un po’ di tennis sul digitale terrestre. Trasmette incontri di Davis, giovanili, tornei minori. Ovviamente non poteva non occuparsi di un’italiana in finale al Grande Slam, altrettanto ovviamente non poteva permettersi i diritti. L’idea è stata quindi di raccontare la finale dell’anno scorso, e quello che ne è seguito nei 365 giorni successivi. In sostanza una Schiavoneide che glorificava la nostra mentre quella stava perdendo, senza neppure dare aggiornamenti di punteggio in sovraimpressione. A seguire, un salottino condotto nientepopodimeno che da Massimo Caputi (guarda un po’ dov’è andato a portare i suoi occhietti variopinti), ad analizzare tecnicamente un match di cui non si era vista un’immagine né avuta un’informazione. Insomma, la versione tennistica di Qui studio a voi stadio e delle altre simili trasmissioni pallonare, che però durante la partita aggiornano eccome, fanno cronaca in diretta, hanno lavagne tattiche, discussioni, aggiornamenti. E così anche chi non ha visto Sky, Mediaset Premium, lo streaming su internet o non ha sentito la radio, può comunque capire quello di cui in seguito si dibatte. Chi si è beccato il salottino Supertennis invece non aveva gli elementi per capire che cosa fosse successo. A parte ovviamente che la Schiavone aveva perso. Ulteriore perla, chi come noi ha seguito Supertennis su Internet non sapendo dove cavolo fosse sul digitale terrestre, era obbligato ogni 10 minuti a cliccare sullo schermo, altrimenti il collegamento in diretta streaming si interrompeva.
Last but sicuramente not least, internet. Perché un commentino lo merita anche il sito del Corriere della Sera, che ha avuto la brillante idea di spedire una cronista sul campo Philippe Chatrier e farle fare una cronaca via sms. Pratico ed economico, non sia mai di spendere tre soldi in questi tempi di magra. Un po’ meno brillante l’idea di spedirci Gaia Piccardi, che ha fatto evidentemente valere la solidarietà femminile (o femminista?) e ha sfoderato degli aggiornamenti che erano tutto un inno alla “Franci”, o “La leonessa è viva e lotta insieme a noi”, messaggini spostati sull’emotività e sul tifo. Analisi tecnico tattica, il minimo sindacale. Fino a chiudere con “Premiazione triste. Un anno fa piangevamo di gioia. C’est la vie. A bientot”. A proposito di francese, noi lo sappiamo poco, ma una parola la conosciamo: chauvinisme. Serve traduzione?
Livio Balestri
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