E’ scomparso all’età di 63 anni presso la sua residenza di Houston Jan van Beveren. Figlio di atleta che rappresentò l’Olanda alle Olimpiadi di Berlino del 1936 nella finale dei 200 metri piani (quella vinta da Jesse Owens), Van Bevren esordisce a 15 anni con l’Emmen sostituendo il portiere titolare messo ko da un infortunio, e da allora non esce più dall’undici di partenza. Wiel Coerver, che nel 1973 avrebbe portato il Feyenoord alla vittoria della Coppa Uefa, ne comprende le doti e lo vuole allo Sparta: “Hai tutto per diventare come Jashin”, gli dice. Allo Sparta Rotterdam resta dal 1965 al 1970, quando passa al PSV Eindhoven con cui in 10 stagioni vince tre volte la Eredivisie, due Coppe d’Olanda e la Coppa UEFA 1977/78 (doppia finale con i francesi dell’SC Bastia), primo trofeo europeo del club, giocando un totale di 291 partite.
Nel 1980 Van Beveren vola in America dove, dopo aver trattato con i Cosmos si accasa ai Fort Lauderdale Strikers (NASL), con i quali disputa 110 match risultando fondamentale nella conquista del NASL Soccer Bowl 1980.
Il PSV ha descritto la sua scomparsa come la perdita di “un’icona del club“. L’ex compagno nella Nazionale olandese René van der Kerkhof: “Siamo stati compagni di stanza per sette anni ed era un grande amico. Era il miglior portiere che l’Olanda abbia mai avuto“.
“Jan è un ragazzo dalla grande classe, e la sua bravura parlava per lui” ha detto il suo ex compagno ai tempi degli Strikers, l’attaccante Branko Segota. “E’ stato uno dei migliori portieri che abbia mai visto. Quando era in forma nessuno poteva mettere la palla alle sue spalle“.
Un infortunio gli fa saltare i Mondiali 1974 e alla fine con la Nazionale olandese più bella di sempre – da cui si ritira nel 1977 – colleziona solo 32 presenze, anche per il pessimo rapporto con Johann Cruyff, che in caso di sua convocazione minacciò addirittura di non presentarsi in Nazionale. Del resto Van Beveren è sempre stato un tipo schietto: “Non è l’allenatore qui che prende le decisioni, ma Cruyff, e non è questo il modo di gestire“. Un’inimicizia che gli causerà diversi problemi anche una volta chiuso il capitolo nazionale, vedi le minacce di morte ricevute quando faceva l’opinionista presso un’emittente olandese in occasione del Mondiale del 1978.
Van Beveren non ha abbandonato la propria franchezza nemmeno durante i primi approcci con il calcio made in USA. Alle negoziazioni sul contratto con la presidente del Fort Lauderdale Strikers Elizabeth Robbie, una che negli anni precedenti aveva ingaggiato giocatori di fama mondiale come Gerd Muller, George Best e Teofilo Cubillas, viene accolto con le seguenti parole: “Guardi, glielo dico con tutto il rispetto possibile, ma non credo che lei possa negoziare un contratto con me. E’ evidente che lei non ha chiaro chi si trova di fronte”. Ci vogliono sei settimane per far ricredere il boss e indossare la maglia dei Fort Lauderdale Strikers. La stessa che prima di lui era stata di un altro grande della porta quale Gordon Banks. Rispetto al campione inglese però l’estremo oranje era un portiere spettacolare, amante delle “prese plastiche”, ideale per un pubblico come quello americano, all’epoca non certo esperto di calcio.
Della NASL diventa una stella. Lo ricorda il compagno di squadra Ray Hudson: “Mi fa ridere quando sento Van Beveren paragonato ad altri portieri: lui è di un altro pianeta. Inutile consultare le statistiche, tra lui e gli altri portieri c’è la stessa differenza che c’era tra Pelé e gli altri giocatori”. Visione condivisa dall’allora tecnico dei New York Cosmos, il professor Julio Mazzei, scomparso due anni fa, che di lui diceva: “E’ il migliore. Anzi, dirò di più: lui fa reparto da solo. Gli Strikers è come se giocassero con due difese”.
Gli avversari lo ammirano. “Non è nemmeno comparabile con gli altri portieri della NASL” diceva di lui il “Maestro” dei Cosmos, Vladislav Bogicevic. “E’ un livello sopra tutti gli altri“. Persino Giorgio Chinaglia, uno certamente non facile ai complimenti. Ma quando con una serie di parate fenomenali Van Beveren consente agli Strikers di tenere il vantaggio nonostante l’assedio di NY, e Chinaglia spara un tiro a colpo sicuro che però l’olandese riesce incredibilmente a intercettare, Long John rimane basito. Poi va a stringere la mano a Van Beveren dicendogli “Grande parata“, prima di girarsi e tornare a centrocampo.
“E’ sicuramente il miglior portiere olandese degli anni ’70, meravigliosamente agile tra i pali, uno delle vecchia scuola bravissimo a fermare i tiri avversari” ha scritto di lui in un’email al New York Times David Winner, l’autore del libro “Brilliant Orange: The Neurotic Genius of Dutch Football”.
Fallita la NASL a inizio 1984, nello stesso anno passa ai Dallas Sidekicks della MISL, la lega indoor, dove resta sino al ritiro nel 1986. In seguito ha intrapreso la carriera da allenatore sempre negli Stati Uniti, insegnando calcio ai ragazzi dello Spindletop Select Soccer Club di Beaumont, che forse nemmeno avevano idea di chi fosse il loro maestro. “Semplicemente voleva occuparsi di calcio nella sua forma più pura, in una piccola comunità” racconta Kelly Kroutter, presidente del Beaumont soccer. “Quando abbiamo visto il suo curriculum siamo andati su Google a vedere dei video e per leggere di lui. Ma lui per noi non era una star del calcio internazionale, ma una persona vera e genuina che si preoccupava degli altri”.
Oggi sconosciuto ai più, ma senza dubbio nella top five dei migliori portieri olandesi di tutti i tempi, Jan Van beveren lascia la moglie Tosha e i due figli Raymond e Roger.
(a cura di Franco Spicciariello)