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Redazione

25 luglio 2011

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Quello che probabilmente prima o poi decreterà la fine di Sky è la presunzione. Che alla lunga difficilmente paga. Umiltè, come diceva Sacchi (e Crozza), che però forse non a caso non fa il commentatore lì, ma a Mediaset Premium. Del caso della consorella inglese, di News of the world e tutto l’ambaradan non vale neppure la pena di parlare, tanto è roba nota. Notiamo però che è stata proprio la presunzione, il senso di onnipotenza, a fargli fare il passo più lungo della gamba, a credere che si potesse intercettare chiunque, pur di fare scoop. Quanto a Sky Italia beh, vogliamo parlare dei vergognosi ululati di Caressa durante i rigori di Paraguay-Brasile, quando si è messo a dare lezioni ai giocatori su come tirare dal dischetto (e quelli, ancor più presuntuosi di lui, si permettevano di non dargli retta!) e addirittura all’arbitro che avrebbe dovuto cambiare la porta da cui tirare nel bel mezzo della serie (e abbiamo ammirato la pazienza di Bergomi, che anziché percuoterlo con un tortore ha solo detto serafico: “Non si può, bisogna assicurare a tutti le stesse condizioni”)? Ma no, non parliamone: in questo caso Sky è stata già punita da una delle peggiori edizioni della Copa America degli ultimi tempi (a parte la conclusione, e viva il maestro Tabarez), una esclusiva di cui – grazie anche ai fusi orari e a un’allucinante serie di pareggi nei gironi iniziali– fregava poco a chiunque. Gli italiani tifavano solo perché eliminassero Brasile e Argentina per fare tornare a casa i vari campioni delle loro squadre di club. Parliamo piuttosto degli spot che stanno magnificando la stagione prossima ventura (o anche Ventura, visto che l’hanno presa) della tv satellitare. Ecco, da quegli spot si esce ammirati e arrabbiati. Ammirati per la bellezza degli effetti speciali, ogni anno più strabilianti e faraonici. Arrabbiati appunto per la presunzione di Sky. Primo, potrebbe spendere tre euretti in meno per sti spot e fare pagare meno l’abbonamento, visti i costi cui sono arrivati. Secondo, beh ma chi si credono di essere? Trattasi di sport, mica di altro, e va bene riderci sopra, ma proprio per questo perché prenderlo così sul serio? Con tutta l’ironia del caso, ma proporre Ambrosini che pesca palloni come Gesù i pesci, la Pellegrini che riempie d’acqua una piscina solo con le mani, e così via, e accompagnarlo con lo slogan “Solo su Sky lo sport fa miracoli”, tutto questo è accostare Sky a Dio. Vero che per entrambi c’è di mezzo una parabola, ma il compiacimento dell’auto-accostamento è visibile subito. Se poi su Sky lo sport fa miracoli, beh perché quelli di Sky non ci risolvono l’orrendo groviglio di insulti, odi, accuse e rivendicazioni di Calciopoli? Perché non ci dicono una buona volta chi ha vinto lo scudetto del 2006? Perché non migliorano il livello tecnico della serie A, immondo da anni? Perché non eliminano il doping nel ciclismo e non solo? Perché non spargono un po’ di etica in dirigenti, sportivi, allenatori? Perché non eliminano la violenza negli stadi? Troppo comodo trasformare Piquè in taumaturgo di calcio per vecchiette e Gallinari in moltiplicatore di canestri a suon di effetti speciali. Se fai miracoli li fai seriamente (tra l’altro, ma ce li avreste mai visti Mazzola, Rivera, Agostini, Meneghin fare robe così? Al massimo un Carosello con la faccia un po’ rossa per la timidezza). Invece il massimo di miracolo di Sky è stato trasformare lo sport in spettacolo, e in questo senso questi sport sono esemplari. In più sono riusciti a fare arrabbiare i cattolici. “Lo spot deride Cristo e la fede cristiana trasformandone l’immagine in caricatura per la promozione di un prodotto commerciale televisivo. Il fatto che l’immagine di Cristo non rappresenti nulla per questi pseudo-creativi, giustifica un suo uso caricaturale al solo scopo di fare soldi? La libertà religiosa, che comporta il rispetto del sentimento e dei simboli religiosi, è valore cardine di una società autenticamente civile”, ha scritto ieri un lettore del quotidiano dei vescovi Avvenire. E il direttore Marco Tarquinio gli ha risposto: “Certo, nello spot di Sky Italia non c’è acredine ed emerge, caso mai, una certa voglia di far vibrare corde sensibili nell’animo degli italiani. Ma l’esercizio è spericolato, e finisce per ferire tanti e disturbare tantissimi. Chi cerca nuovi clienti e trova amare polemiche non fa una cosa buona e neppure un buon affare. E se è vero che l’Italia non è la Gran Bretagna del caso "News of the World", è pur sempre vero che Sky, gruppo Murdoch, in questo momento, avrebbe bisogno di tutto tranne che di creare ulteriore sconcerto...” Queste proteste sono forse – a mio avviso, ma è l’avviso di chi non ha particolari sentimenti cattolici ed è felicemente laico, e forse anche un po’ laido – esagerate: fondamentalmente è un’ironia bonaria e quasi affettuosa. Ma il problema dei presuntuosi è proprio questo: che poi non gli si perdona più niente, anche quando magari non ce n’è un vero motivo. E Sky se l’è andata un po’ a cercare, accostandosi a Dio. Con un paragone che oltretutto pare abbia offeso addirittura Caressa, che si è sentito sminuito. Livio Balestri telecommando@hotmail.it

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