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Valentino Rossi si mette in proprio

Redazione

26 luglio 2011

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Non ci guadagna nessuno. Le cose non andranno così a lungo. Il 2012 è già cominciato. Ma il tempo non gioca a favore né della Ducati né di Valentino. Entrambi vantano un passato enorme, il futuro è tecnologicamente inimmaginabile, il presente è soltanto scomodo. Che il 2012 sia arrivato prima del dovuto lo si era capito dalla prima rivoluzione, avvenuta in corso d'opera: la ciclistica della Gp12 per avvolgere il motore 800cc. L'innesto è servito a inventare il "mostro" Gp.11.1. Che piace a Burgess più della vecchia Gp11, che fa ribrezzo o quasi a Hayden. E che Valentino sperava gli desse finalmente la sensazione di essere a casa. L'anno Ducati, l'esperienza del matrimonio felice, i sogni di sconfinare nel regno delle giapponesi, e di non restare in quella specie di Terra di Mezzo in cui anche Bautista può rappresentare un grattacapo, è già finito. In un pentolone di problemi. Alcuni forse risolvibili. Altri, per il carattere della moto, no. A meno di non cambiare questo carattere. Ma si può? Quale male attanaglia l'armonia, ammesso che ci sia mai stata e fosse lecito attenderla, fra Valentino e la Ducati? Certo è imbarazzante supporre che il pilota più decorato, forse uno dei più grandi sempre, barcolli a centro classifica e si ritrovi a invocare qualcosa ogni settimana, perché ce n'è sempre una. A Brno, a metà agosto, si annuncia una novità nell'elettronica. Ma basterà? Nel paddock le voci corrono. Si racconta di un 2012 in cui Valentino, seccato dai cattivi riscontri e sfinito dai cattivi risultati, potrebbe riapparire con un motore Honda, in un team da lui stesso allestito. Si immagina, in una visione ottimistica del mercato, che la Honda potrebbe essere ben disposta a concedere un motore (in realtà 6) e la sua benedizione (con Simoncelli che d'incanto finirebbe alla Ducati). La Honda potrebbe così rilanciare, in uno slancio di riconoscenza, il ragazzo che la fece vincere negli anni lontani. Ma c'è anche chi sostiene che i giapponesi, al contrario, non hanno mai perdonato Valentino e a tutto pensano meno che a riprenderselo. E mai Simoncelli accetterebbe di rischiare una moto così difficile come la Ducati. E poi: potrebbe Rossi sganciarsi dal contratto con la Ducati? Forse sì. Forse no. Ma l'ingaggio è importante (oltre i 14 milioni). E sarebbe d'accordo la Marlboro che, diciamo, sovrintende il rapporto? Allora ecco pronta la seconda soluzione, solo apparentemente meno traumatica. Valentino farà la voce grossa e pretenderà una vera mutazione della moto. Condannati a un altro anno d'amore, i vertici Ducati potrebbero accettare di praticare un "face off": cambiare volto a quell'esperimento estremo che solo Stoner ha saputo interpretare. Ma che forse non è vincente. Potrebbe convenire anche alla Ducati. "Rossizzarsi" per non fallire. Un telaio, una natura più normale. E Valentino potrebbe anche chiedere alla Bridgestone gomme che assicurino grip anche alle sue piegate lunghe, quando fa scendere la moto più degli altri. Per tornare là davanti prima che sia troppo tardi. Fonte: articolo di Enrico Sisti per Repubblica

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