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Pellegrini più grande del nuoto

Redazione

28 luglio 2011

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Arriviamo per milionesimi a celebrare la grandezza di Federica Pellegrini, unica donna della storia del nuoto (e in assoluto oltre a lei c'è riuscito solo l'australiano Ian Thorpe) a centrare la doppietta 200-400 stile libero ai Mondiali di nuoto. Non entriamo nel tecnico di una materia che seguiamo solo in occasione dei grandi eventi, ma possiamo senz'altro dire che la Pellegrini è uno dei pochi personaggi della storia dello sport ad essere più grandi della loro disciplina. Merito del personaggio, costruito non dal marketing e dalla pubblicità (nel suo caso sono conseguenze) ma dalle vittorie e da una personalità molto poco italiana. In un ambiente dove impera la retorica nel gruppo, anche negli sport individuali (basta pensare alle lagne in occasione di ogni incontro di Coppa Davis, come se a Starace importasse di Fognini), la Pellegrini si è sempre esposta in prima persona fin da quasi-bambina. Ce la ricordiamo nel 2005, dopo l'argento nei 200 ai Mondiali di Montreal, parlare di delusione per l'oro buttato via: mai sentita una diciassettenne italiana (ma nemmeno un trentenne italiano) parlare così, senza paura. Veniva dall'argento di Atene e in quel 2005 deteneva la miglior prestazione dell'anno, ma aveva pur sempre 17 anni. Un coraggio ancora più grande di quello che sembra, autoimpostosi superando cambiamenti di città e di vita, oltre a fragilità che più volte l'hanno portata a crisi d'ansia. Tutti i campioni sembrano fenomeni nel loro presente, non è di sicuro questo il momento per valutare la Pellegrini in prospettiva storica. Ma di sicuro lei ha creato quel fenomeno del tipo 'Vediamo cosa fa la Pellegrini' anche nei non appassionati della sua disciplina, che nella storia italiana ha precedenti solo in Coppi e Tomba. Poi dopo Coppi il ciclismo italiano è sopravvissuto al suo anacronismo, mentre dopo Tomba lo sci è mediaticamente scomparso pur in presenza di risultati spesso ottimi. Anche il pellegrinismo è un fenomeno divistico, che fa storcere il naso a quelli della parrocchietta, ma di un divismo che nasce dalla bravura e dal merito. Storie senza raccomandazioni, che in Italia quasi solo lo sport può raccontare. Ad applaudirla anche il figlio del primario, anche lui casualmente medico, e la nipote della giornalista anche lei casualmente giornalista. La Pellegrini deve ringraziare solo se stessa, per questo c'è qualcuno che la trova poco simpatica. Stefano Olivari

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