Manca ancora poco meno di un mese al termine del calcio mercato. Come ormai consuetudine, i giochi potrebbero svolgersi fino all'ultimo giorno di session, se non all'ultimo minuto, magari aggiungendo al proprio roster i famosi esuberi delle
Big Europee (basti pensare al
City che in pratica ha due squadre).
Questo mi dà lo spunto per soffermarmi su un fatto ormai evidente ma che di anno in anno si aggrava sempre di più. L'Italia da tempo non è più appetibile per i grandi campioni europei e sudamericani, ha perso potere economico e probabilmente anche gran parte del suo fascino, derivato dalla storia e dai successi mietuti in serie nei decenni precedenti dalle milanesi o dalla
Juventus.
Un'inversione di rotta specchio dei tempi ma che sembra non scuotere nel profondo molti dirigenti nostrani. Anni orsono, quando anche
Francia e Germania subirono un ridimensionamento evidente dei loro campionati, a livello qualitativo, tecnico ed economico, le federcalcio locali misero in atto una vera e propria rivoluzione, culturale prima ancora che sportiva, a partire da una nuova ristrutturazione interna.
Da noi invece si perde sempre più la bussola: invece che lanciare i giovani migliori, spalmare gli ingaggi e adeguarli alle reali potenzialità economiche delle squadre, si cerca ancora di rivaleggiare con le straniere spagnole e inglesi. Gli ultimi casi di Aguero e Rossi dimostrano che non siamo più competitivi. Se il
Kun, giocatore che pure apprezzo molto, preferisce i petroldollari del City al blasone e alla storia della Juventus c'è qualcosa che non va.
Il C
ity come detto, molto probabilmente dovrà privarsi di qualche campione, ma gli ingaggi quanto andranno a incidere sui bilanci delle nostre compagini?
Solo in difesa ci sono Zabaleta, Richards, Kolo Tourè, Kompany, Lescott, Kolarov, il nuovo
Clichy (oltre all'ormai bistrattato Bridge), a centrocampo Barry, De Jong, Yaya Tourè, Milner, gli epurati Wright-Phillips, ma anche Silva, l'affidabile Johnson, in attacco al nuovo Aguero si aggiungono Balotelli, l'ex prodigio Dzeko che solo un anno fa infiammava i sogni di tifosi di tutta Europa, il turbolento Tevez, ma anche gli indesiderati Adebayor (che pure ha dato il suo contributo al Real Madrid) e il rissoso
Bellamy.
Probabilmente ne ho dimenticato qualcuno, ma mi sembra lampante la disparità di valori con le nostre squadre.
Ok, potreste rispondere che questi problemi certo non ce li ponevamo quando tutti i migliori atleti venivano a giocare qui da noi, pagati a peso d'oro. Ma allora occorre fare un bagno di umiltà, prendere atto della situazione, evitare di illudere molti tifosi e ripartire dal basso per acquisire prima di tutto una dignità, e poi riaffermare con forza il nostro ruolo nel calcio europeo e mondiale.
Gianni Gardon
Dal Blog PELLEeCALAMAIO
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