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Redazione

30 agosto 2011

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È appena terminato uno dei fine settimana più surreali del calcio italiano. Così surreale da aver mandato in tilt, anzitutto, chi doveva raccontarlo e provare a fare capire cosa stava succedendo, ovvero noi dei mass media. I giornali, pieni di articoli populistici contro i calciatori, «che guadagnano migliaia di volte più di un operaio, ma che a differenza di un operaio se scioperano non si vedono ridotta la paga, e che vergogna in tempi di crisi» eccetera eccetera. Per carità, i calciatori avranno anche i propri torti, anzi parecchi, ma siccome le cose sono più complicate di un capriccio di bambinoni meritevoli solo di sculacciate si sarebbe gradito qualche ragionamento più approfondito, qualche spiegazione più articolata. Invece nisba, a parte le dovute eccezioni. Anche gente come Massimo Gramellini, di solito sempre in palla, preciso e puntuale nell’andare al punto delle cose, si è lasciata andare alla proposta di rispondere con uno sciopero dei tifosi. Ma ovviamente il vero problema è stato delle televisioni. Che con il ripartire del campionato avevano approntato i nuovi palinsesti. Cosa fare della Domenica sportiva riveduta e corretta? E di Controcampo? Mandarli in onda come previsto, senza gol da mostrare, ma avendo da raccontare tutto e niente al contempo? Oppure tenerli per la seconda di campionato, posto che si giochi? La soluzione è stata a macchia di leopardo. In sostanza Sky, Rai e Mediaset hanno recitato a soggetto, improvvisando anzichenò e i risultati si sono visti: aria fritta, fiumi di parole e il tentativo di far fare pace in diretta ai contendenti, ovviamente non riuscito. A Sky hanno rinviato la novità, Sei in onda su Sky Sport, la trasmissione della tarda serata in cui Mario Sconcerti doveva razzolare tra blog, forum e social network per commentare la giornata. Sconcerti è invece andato dalla D’Amico per Sky calcio show, a cercare di rianimare un dibattito che è stato di una noia mortale, e si è messo ad attaccare i calciatori, mentre Mauro li difendeva. In più Damiano Tommasi in studio e Beretta in collegamento, a parlarsi addosso, a dialogare come si fa in tv, restando ognuno sulle proprie posizioni. A un certo punto si è sentito un intenso odore di cucina, e ho pensato che il mio vicino avesse bruciato l’arrosto. Invece era l’aria fritta che usciva dal televisore (miracolo? Solo su Sky lo sport fa miracoli). Quanto alla Rai, ovviamente Quelli che... il calcio non è neanche iniziato, ma era già deciso che partisse l’11 settembre, non a caso la data di una tragedia. E la Domenica Sportiva è stata prolungata di una puntata nella formula estiva, una noia talmente inenarrabile che dopo cinque minuti abbiamo cambiato canale, infischiandocene di tutto. Quello che invece abbiamo visto con molta attenzione, uscendone piagati nel fisico e segnati nello spirito, è Controcampo. Perché lì la rivoluzione è partita. Via il talk show col pubblico e gli applausi a comando, via le spiritosissime immagini di Ciccio Valenti, le vallette fidanzate di, via rete4, si ritorna su Italia 1. È restato solo Brandi, a condurre in uno studiolo di rara tetraggine (lo sfondo sembra la New York del David Letterman show, ma durante l’arrivo di Irene) una lunga chiacchiera con Giuseppe Cruciani e Diego Abatantuono. Più un ospite a sorpresa che stavolta era, indovinate? Damiano Tommasi, che per un giorno è tornato a essere il trottolino che era da giocatore, ma stavolta da uno studio tv all’altro. E in collegamento? Esatto, Beretta. Più Cellino, che ha precisato però di essere stato chiamato, non di avere telefonato lui. Già, perché altra grande novità della trasmissione è il filo aperto. In pratica chiunque può telefonare e dire quel che pensa. Un’idea così nuova che a Telelombardia lo fanno da 30 anni, e che ovviamente ha dato la stura alle voci più qualunquistiche: la prima telefonata è stata di uno che se l’è presa coi giocatori perché guadagnano migliaia di volte più di un operaio, e c’è la crisi, ecc ecc. L’idea – che se a Italia Uno non ci stanno attenti potrebbe essere fonte di delizie clamorose in futuro - è stata fatta, crediamo, per dare un ruolo a Cruciani. Che l’anno scorso è stato la vera delusione della domenica tv: l’avevano preso per fare casino in tv come fa in radio (La zanzara su Radio 24) e lui è stato timido e noioso. Allora hanno pensato di rimetterlo nel suo habitat, quello del conduttore che combatte contro la gente che chiama al telefono, la contraddice, la contrasta. E così ha fatto, arrivando a tratti a essere lui il presentatore e non Brandi. Ma ci sono altre due genialate di Controcampo Linea notte (anzi tre, con il titolo). La prima è stata quando al telefono si è palesato il ministro Giulio Tremonti, che con la sua solita voce stridula e il tono da professore (qual è, e bravissimo) ha spiegato perché il contributo di solidarietà dovevano pagarlo le società e non i giocatori. Uno scoop, considerato che Tremonti in questi tempi di maretta politica non rilascia interviste. E infatti alla fine si è fatto capire che era solo un imitatore, forse lo stesso Cruciani. Ma perché farlo? Boh, un po’ per celia un po’ per non morire. La seconda genialata è stato quando Tommasi ha lasciato la trasmissione ed è stato rimpiazzato, come ospite d’onore nientemeno che da Paolo Bargiggia, l’esperto di calciomercato. Quando mai l’ospite d’onore in una tv è un giornalista della emittente stessa? Sui suoi capelli c’è stata l’unica alzata di un Abatantuono davvero sottotono (fremeva per poter parlare di calcio giocato): Bargiggia si è fatto sfuggire che ha i capelli ritti così perché usa «una cremina americana», e il comico ha fatto una serie di battute sulle cremine che fanno rizzare varie parti del corpo che vi lasciamo immaginare. Si è chiuso a un’ora da licantropi, suppergiù le 2 di notte. Un programma lunghissimo, ma capace di non dire niente. Un po’ come tutta la domenica senza calcio. E forse come questo articolo. D’altronde, come dice Karl Kraus, non avere un pensiero e saperlo esprimere: è questo che fa di uno un giornalista. Livio Balestri telecommando@hotmail.it

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