Eh, no... dopo il povero
Sic, perdere anche un altro talento nostrano come
Antonio Cassano sarebbe stato davvero troppo. Stavolta non ci sarebbero venute in soccorso nemmeno quelle frasi vere ma che pure sembrano di circostanza come "cosa vuoi? nel motociclismo i piloti lo sanno che ad ogni curva rischiano la vita". Ma nel calcio questo in teoria non dovrebbe succedere, specie per un giocatore che, per quanto non ancora trentenne, è un professionista del pallone da ben 12 anni.
Tanti ne sono passati dallo splendido esordio di Cassano, subito ribatezzato
Fantantonio. Per sfavillante esordio non intendo quello ufficiale, ma quello "vero", la sua prima da titolare, coincisa con una magia da far strabuzzare gli occhi, una prodezza da 3 punti contro l'Inter. Prima di lui era andato a segno l'altro talentino di casa con una cannonata da 30 metri.
Ma se di
Hugo Enynnaya si persero quasi subito le tracce (attualmente sgambetta in Eccellenza lombarda), il barese di
Bari Vecchia (come da subito si è voluto sottolineare) era qui per rimanere. Una carriera che poi solo a sprazzi fu mantenuta sui livelli di quel primo gol premonitore in serie A.
Le
Cassanate lo accompagnarono da subito nel suo cammino, diventandone elementi inscindibili dalle abilità pallonare. Quanti gol, quanti sberleffi, quante espulsioni.. tutto condensato alla velocità della luce. Il passaggio alla Roma, il rapporto non proprio idilliaco con Totti, fatto di chiari e scuri, di alti e bassi, l'esilio dorato a Madrid, la pelliccia alla presentazione, il ritorno da campione acclamato a Genova, dove in coppia con Pazzini ha fatto rivivere nei tanti sostenitori blucerchiati il mito di Vialli e Mancini.
Ma i sogni durano poco, spesso drasticamente si tramutano nel peggiore degli incubi.. e cosa è stato se non un incubo, una nube profonda il suo precoce addio alla
Samp? I soliti fantasmi caratteriali che lo attanagliavano, e sì che Antonio in quella breve parentesi sembrava davvero in pace con sè stesso, maturato, compagno fedele (dopo lo scoop delle 700 donne amate e raccontate nella sua autobiografia curata dal giornalista e amico Pierluigi Pardo).
E allora il
Milan come salvezza, come ultima chiamata, come ennesima prova di maturità.. Antonio ce la sta facendo, ha contribuito con umiltà (parola spesa pochissime volte per lui) allo scudetto rossonero e quest'anno pienamente inserito negli schemi e recuperato anche in maglia azzurra, stava veramente diventando leader in campo e nello spogliatoio. Fino al (per fortuna temporaneo) stop! Le scarse notizie avevano contrbuito a far scattare allarmi spropositati (ictus, danni cerebrali, problemi al cuore)... fino al tanto sospirato e giustificato ottimismo degli ultimi due giorni. Torna presto a deliziarci Antonio, ti aspettiamo!
Gianni Gardon
Dal Blog PELLEeCALAMAIO
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