Largo ai giovani di qualità. Tutti d'accordo. Ma perché il vivaio italiano riprenda quota, occorre innanzitutto rivisitarne non solo la filosofia, ma anche le formule che fin qui hanno contraddistinto l'attività agonistica. Serve cioè una revisione profonda dei campionati. Il vicepresidente federale Albertini, coadiuvato da Roberto Baggio (presidente del Settore Tecnico), da Arrigo Sacchi (coordinatore delle nazionali giovanili) e Gianni Rivera (presidente del Settore Giovanile e Scolastico) ci sta lavorando sopra. Una prima novità è già operativa. Da questa stagione, infatti, il campionato nazionale Allievi (Under 16) si è sdoppiato: da una parte, solo club di A e B, per cercare di alzare il livello di una competizione che rappresenta la scrematura più importante prima del lancio nel professionismo; dall'altra, le società di Lega Pro (però con la possibilità, per quelle di A e B, di schierare fuori classifica formazioni più giovani di un anno). Due tornei distinti, due vincitori che poi si affronteranno in una sorta di Supercoppa finale. Idea interessante, benché il mix Lega Pro-Sperimentali di A e B non ci convinca fino in fondo: le tante partite "fuori classifica" rischiano di diventare poco allenanti sia per gli uni che per gli altri.
Altra novità certa riguarderà il prossimo anno la Primavera, dove il limite di età verrà abbassato di un anno, passando da 20 a 19. Soluzione per la quale la nostra testata si era battuta in tempi non sospetti: esattamente nel 2008, quando bocciamo l'allargamento del numero dei fuoriquota mettendo in guardia dal pericolo che la Primavera si trasformasse nel Torneo dei Bamboccioni. In Lega qualcuno non la prese bene, ma i fatti (vedi i fallimenti in serie delle nostre nazionali giovanili, a cominciare da quello dell'Unger 21) ci hanno purtroppo dato ragione. Tanto per restare al torneo attuale: che senso ha vedere un Babacar, un Camporese, un Acosty o un Agyei (sono il futuro della Fiorentina, disse la scorsa stagione Mihajlovic) confinati spesso in Primavera, quando molti loro coetanei, penso a un Perin (Padova), a un De Vitis (Modena), un Boakye (Sassuolo), un Insigne (Pescara) o un Ragusa (Reggina) conquistano spesso e volentieri la copertina della Serie B?
Ecco, la B. Un "laboratorio" che sta finalmente andando nella giusta direzione. Campionato spettacolare, giovani prospetti che trovano spazio stabile (e che, di conseguenza, diventano abbondante materiale di selezione per l'Under 21 di Ciro Ferrara), spettatori in costante crescita, costi contenuti, creazione di una rappresentativa Under 21 di categoria a cui far fare esperienza internazionale. Bisogna proseguire su questa strada. Quella che la Lega Pro stenta a individuare, nonostante gli sforzi del presidente Macalli (leggi contributi federali distribuiti non a pioggia ma assegnati in base al minutaggio dei giovani schierati. Se si concretizzasse il salto di qualità di B e Lega Pro allora forse non ci sarebbe più bisogno di pensare a reintrodurre il campionato riserve (esiste in Inghilterra) o di ipotizzare l'iscrizione in questi campionati di "seconde squadre" della A: meccanismo che funziona benone in Spagna e che solletica lo stesso Albertini.
Gianluca Grassi
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