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Redazione

15 dicembre 2011

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Ma guarda che strano: è saltato il tavolo della pace. E chi l’avrebbe detto che finiva con un clamoroso insuccesso? Per la cronaca, è il terzo o quarto capolavoro di fila messo insieme aella Federcalcio italiana. Il primo è avere pasticciato tutto e di più su Calciopoli, scontentando chiunque, il secondo è stato riuscire a perdere due volte di fila la candidatura all’Europeo (primato mondiale di sputtanamento), adesso questa brillante invenzione del tavolo della pace, che già dal nome portava piuttosto male. In realtà, più che il solito Giancarlo Abete, la figuraccia odierna è firmata da Gianni Petrucci, che si sente il Gianni Letta dello sport, con il piccolo dettaglio che quello vero si è eclissato alle sue spalle. Ma già la decisione del Coni di mettersi nel mezzo, oscurando il ruolo della Federcalcio, decreta la sconfitta, l’ennesima sconfitta, di via Allegri. Ho letto un po’ di resoconti stamani, sempre molto buoni con l’illuminato Diego Della Valle. Se tutti i protagonisti hanno riconosciuto l’insuccesso, mi chiedo cosa si siano detti davvero nel segreto della stanza. Sono volati i coltelli? O semplicemente i bicchieri? Se dopo aver montato sta colossale e pagliaccesca sceneggiata, non hanno sentito nemmeno il bisogno di coprirla in pubblica, significa che là dentro è successo qualcosa. Non ce lo diranno mai. Sono contento che il Consiglio di Stato si sia pronunciato contro la Tessera del Tifoso e proprio su un aspetto non marginale: la marchetta parabancaria che sta dietro a quelle card. Perché per andare allo stadio, oltre al mio nome, codice fiscale e documento (in attesa delle impronte digitali), devo anche farmi una carta di credito con una banca privata? Oh, avessi letto o sentito qualcuno dire oggi che è una scelta giusta. Poteri forti, ragazzi.

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