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La Lega Pro guarda al futuro

Redazione

23 gennaio 2012

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Riceviamo da Francesco Ghirelli, Direttore generale della Lega Pro, un contributo che volentieri pubblichiamo Il calcio vive la crisi del Paese e per rispondere occorre fare le riforme. Basta con le chiacchiere. Basta con le esortazioni. L'Italia e' un paese bellissimo, ma quando un italiano parla dicendo che vuole le riforme, generalmente, pensa che riguardino il suo vicino non certamente anche se stesso. Oggi la crisi cambia lo scenario. Se prima era da scegliere tra galleggiare o fare le riforme; ora occorre scegliere tra riformare o morire. Noi abbiamo scelto la strada della riforma. Perché? Occorre darsi un equilibrio economico-finanziario a livello di club; è necessario avere stadi accoglienti (senza scimmiottare la A); è indispensabile darsi un’identità e cioè giovani e campanili (la nostra storia e' quella dell'Italia, cioè i Comuni); occorre fare una scelta netta, quella di un calcio pulito.  Da qui ne deriva, che siamo l'unica Lega che ha fatto un accordo con Sportradar, l'agenzia mondiale leader lotta alla contraffazione. Abbiamo tagliato la nostra carne viva, cioè un girone di seconda Divisione e pensiamo di arrivare (la FIGC si schiera con noi? Lo auspichiamo) a tre gironi di I Divisione per un totale di 60 squadre. Non chiediamo nulla a nessuno (lega B e Interregionale), promozioni e retrocessioni rimarranno uguali. Fatti, fatti, solo fatti stiamo facendo. E' poco? Occorre fare di più? Pronti a raccogliere suggerimenti. Così come gradiremmo che ci si desse una mano per sconfiggere le resistenze. Di chi? Dell'AIC. Perché? Difende lo status quo. E' possibile? No. Perché? Non ci sono denari da investire. Noi che vogliamo la riforma difendiamo i calciatori e noi che vogliamo far giocare i giovani crediamo nell'oggi e nel futuro del calcio italiano. I procuratori starebbero dicendo che sarebbe scontato che fra qualche anno non esisteremo più. Faccio loro tanti auguri come meritano per il lavoro che svolgono senza interesse per il bene generale del calcio italiano. Per noi la loro previsione è il segno evidente che stiamo facendo bene e che cominciamo a intaccare le posizioni di rendita parassitaria. Il calcio va liberato, va reso respirabile. I costi andrebbero in picchiata libera. Voglio aggiungere un tocco di ambizione verso il futuro. La crisi non lascia uguali, quando si entra c'e' una certa gerarchia e quando si uscirà dalla crisi la gerarchia sarà cambiata. Scommettiamo (in un gioco regolare) ? La Lega Pro sarà sempre Lega Pro (o serie C) ma sarà più forte di altri che si attardano a non fare le riforme. Aggiungo che non siamo contenti di essere gli unici a riformare perché se tutti si muovessero sarebbe meglio per il sistema calcistico e quindi anche per noi. Francesco Ghirelli (m.m.) Francesco Ghirelli lo conosciamo come bravo e stimato dirigente. Scegliendo di guidare la Lega Pro, siamo convinti che abbia colto fin da subito la delicatezza della missione cui è chiamato: dare un futuro a una categoria schiacciata più di altre dalla crisi economica. Il suo dinamismo, la voglia di intervenire anche sul nostro sito per ribattere ad alcune amare considerazioni, dimostrano che non ha preso il compito come riempitivo di una carriera importante. Certamente, nel momento in cui si andrà a ridiscutere la fisionomia del calcio italiano, il contatto con il territorio resta una risorsa importante. Insieme alla volontà di riformare. Ecco: ci piacerebbe che a margine di questo intervento, la parola passasse a voi lettori. Che cosa si può fare per dare un futuro alla Lega Pro, quella che un tempo fu la gloriosa Serie C.

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