La negatività che sta distruggendo l'Italia, più ancora del debito pubblico (creato in gran parte dai mitici 'grandi partiti popolari' di una volta, fra il 1980 e il 1994) sta per fare una nuova vittima: i Giochi Olimpici. Quelli la cui assegnazione sarà ufficializzata nel settembre del 2013 e che al conteggio attuale vedono in corsa 6 città fra le quali appunto Roma. I dubbi di Monti sull'opportunità della candidatura riflettono il pensiero dell'italiano medio, secondo cui qualsiasi grande manifestazione sportiva alla fine si traduce in una salasso per le casse dello Stato ed in un'occasione per furbate di ogni genere (i Mondiali di nuoto del 2009 rimarranno in questo senso nella leggenda). Questo non significa però che abbia ragione, al di là del fatto che l'unica certezza nel piano presentato dal CONI siano i quasi 5 miliardi di euro di spese. I Giochi sono un'opportunità enorme per ridare entusiasmo a un paese, già nella fase di avvicinamento, e non è poi così scontato che creino passività. Parlando di edizioni estive, quindi (con tutto il rispetto per le altre) delle Olimpiadi vere, la storia recente nei paesi democratici ha visto il disastro finanziario di Montreal 1976 ma anche il clamoroso successo del 'privato reaganiano' di Los Angeles 1984, con Londra che promette molto bene. Questo a voler fare i ragionieri, perché poi in realtà l'impatto dei Giochi avviene a tutti i livelli: posti di lavoro, indotto commerciale, immagine. Poi le occasioni per rubare qua e là non mancano, per non parlare dei mille raccomandati e falliti da piazzare in posti al sole, da qui la reazione bipartisan alle parole di Monti. Ma la disonestà possibile e anzi probabile di molti non dovrebbe essere un ostacolo alla voglia di costruire di pochi, se no tanto vale ammazzarsi subito o vendere pezzi di Italia al migliore offerente (sta già avvenendo così?). Diciamo tutto questo senza tenere conto che l'assegnazione sarebbe in ogni caso lontana dall'essere scontata: Tokyo è fortissima, Madrid più convinta di noi, Doha con più soldi, mentre Istanbul e Baku partono dietro. Ma rimandare al 2024 sarebbe peggio. Chi non partecipa di sicuro non vince, De Coubertin sarebbe d'accordo.
Twitter @StefanoOlivari