Juventus-Inter è stata la sintesi perfetta della stagione delle due squadre, visto che una delle peggiori Juventus dell'anno ha battuto con merito quella che senza dubbio è stata la migliore Inter della gestione Ranieri, che a un certo punto ha pensato di togliere i due che stavano correndo di più. Una squadra di operai con qualche ingegnere di talento contro un'altra di architetti in pensione e stagisti precari. Una squadra con un futuro come la Juventus, che è ad un difensore e ad un attaccante di distanza dall'essere da corsa europea, contro un'altra che il futuro lo sta ingigantendo (significativo il pompaggio del successo nel Next Gen Series, definito pomposamente Champions dei giovani quando altro non è che un torneo ad inviti: tanto è vero che i campioni d'Italia della Roma non c'erano...) per coprire una austerity imposta da circostanze esterne. Inutile dire che i calciatori in campo si sono dimostrati i più intelligenti nell'avvicinarsi ad una partita che era caricata di aspettative soprattutto da chi sta fuori e da chi la stagione di Calciopoli l'ha vissuta da protagonista (magari per interposta persona). Forse fra qualche generazione si riuscirà a parlare di questa partita come di qualcosa di diverso dal derby di Calciopoli, senza tirare in ballo 12 anni (per stare bassi) di calcio marcio, ma Andrea Agnelli è giovane e quindi ha ancora tanti anni per rivendicare gli ultimi due scudetti di Moggi. C'è da capirlo, dal punto di vista affettivo, visto che Moggi alla Juve lo portò suo padre (e solo i media italiani potevano evitare, dopo le varie sentenze, l'accostamento fra Moggi e Agnelli), ma la vita va avanti lo stesso. Anche con 27 scudetti è vita.
Twitter @StefanoOlivari