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Redazione

2 aprile 2012

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Al Milan adesso hanno paura. Molta paura. Il riavvicinamento della Juventus - superata a febbraio grazie ai cinque pareggi in sei gare da parte di Madama - preoccupa i dirigenti rosseneri non meno dei tifosi. Il campionato, di fatto chiuso alla fine del primo tempo di Milan-Juve, è completamente riaperto, con la squadra di Conte ad appena due punti e il vantaggio - a ‘sto punto non secondario - degli scontri diretti a favore. Si dirà: fosse stato visto da Romagnoli il gol di Muntari quel 25 febbraio, non staremmo più a parlare di scudetto in palio. A scanso di equivoci, lo ha ripetuto anche un iracondo Allegri al termine della sfida di sabato sera contro il Catania. Mai visto il livornese così acido. E il gol-non gol di Robinho ha mandato su tutte le furie Galliani, al punto da prendersela col solito Carlo Pellegatti, ormai avversato in maniera bipartisan. Segnali di inquietudine. A Milanello, malgrado un aplomb che impedisce di abbandonarsi allo sfogo più duro, c’è la sensazione di un disegno diverso. Quasi che il ritorno della Juventus alla vittoria fosse un desiderio condiviso, diffuso, benedetto da molte parti, nel Palazzo come in molte redazioni. Certamente di più rispetto a un Milan che si troverebbe a vincere il secondo scudetto di fila. Allo staff dirigenziale rossonero ha dato molto fastidio un’intervista di Beppe Marotta rilasciata a Tuttosport di sabato mattina, vigilia della gara in Sicilia. Il Dg bianconero parlava di scorie di Calciopoli ed è un po’ come se quel clima - con attori e premesse diverse - fosse tornato di attualità. Ricordate quel “Sono tornati” di MIlan Channel? In fondo alla dietrologia e al senso di persecuzione che in questo Paese non manca mai, a nessun livello, c’è la sensazione più concreta che la Juve stia benissimo di gamba e di testa. La squadra corre, pressa, aggredisce, ha una condizione atletica impressionante e quasi inspiegabile. Con il recupero alla migliore condizione di Marchisio e Vidal, dà l’impressione  di essere la più in forma per il rush finale. Il Milan ha i campioni, la Juve la rabbia. Se si va sino in fondo, la temperatura salirà ancora. Non vorrei essere in Stefano Braschi, designatore della Serie A. twitter@matteomarani

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