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Pato senza mercato

Redazione

6 aprile 2012

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C'era una volta Milan Lab, marchio geniale applicato a normalissime procedure medico-sportive condotte però con attrezzature all'avanguardia, il cui prima comandamento era più o meno questo: sostenere che i tempi di recupero da un infortunio fossero lunghi, in modo che il rientro 'anticipato' facesse gridare al miracolo giornalisti che ovviamente non erano medici (ma spesso neppure giornalisti). Fra i non medici (è chiropratico) si può annoverare anche uno dei suoi creatori, Jean Pierre Meersseman, attuale coordinatore sanitario del Milan, mentre medico sociale in senso stretto è da qualche mese (ri)diventato lo storico Rudy Tavana, presente quasi tutta la prima fase dell'era Berlusconi. Il quarto d'ora di Pato a Barcellona, prima dell'ennesimo infortunio, può però essere letto sotto molti profili e quello medico è solo uno dei tanti. Punto primo: Pato è un giocatore che dal punto di vista muscolare è a rischio, come provano i 14 infortuni in poco più di due anni, non ci sarà mai il momento 'giusto' per farlo giocare. Da quando è terminata la fase della crescita non è stato più lui: alcuni parlano di problemi posturali e di assetto di corsa, altri di eccessivo irrobustimento, ma di certo ci sono solo i (pochi) minuti giocati. Punto secondo: la regola generale, a parità di condizioni fisiche, è che quando cala la 'testa' ci si fa male di più sia in partita che in allenamento. E da questo punto di vista Pato non sembra più centratissimo. Esistono addirittura studi scientifici sull'importanza di 'pensare' agli addominali mentre si eseguono gli addominali, figurarsi cosa succede per altre parti muscolari più soggette a traumi violenti. L'infortunio poi chiama sempre altri infortuni, perché condiziona inevitabilmente i movimenti anche nelle fase di recupero. Punto terzo: l'attaccante brasiliano è un giocatore che non è gradito a molti compagni, proprio sul piano tecnico (Ibrahimovic non lo vorrebbe vedere, nemmeno quando sta bene ), ma che non è nel cuore nemmeno di Allegri. Riemergere quando si gode di questo affetto nello spogliatoio non è facilissimo. Punto quarto: Galliani era già riuscito a vendere Pato in due occasioni e per quasi 40 milioni di euro, prima al Chelsea e poi al PSG. Poi per il niet presidenziale ha stoppato tutto e tutti, soprattutto l'operazione Tevez. Non è di sicuro motivante sapere che solo la tua fidanzata ti vuole al Milan, anche se il bicipite femorale non è che legga gli articoli di calciomercato. Punto cinque, collegato al quattro: la relazione con Barbara Berlusconi gli ha portato qualche citazione su Vanity Fair, in quelle fotine scattate a feste di stilisti, inaugurazioni di gallerie e cene varie, ma non ha di sicuro alzato il suo valore di mercato. Anzi, ogni sua partita da adesso in poi sarà sempre letta in chiave di cessione, tipo 'facciamolo vedere che magari qualche emiro ci casca'. Ma i 40 milioni offerti da Abramovich non torneranno più, sarà un miracolo ottenerne un terzo Punto sei, il più importante: chi è quel genio che ha voluto il rientro di Pato contro la squadra più forte del mondo, dopo i test americani e con due soli giorni di allenamento allo stesso livello dei compagni? La faccia ce l'ha messa Allegri, ma non c'è solo faccia. Twitter @StefanoOlivari

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